Mercoledì, 23 Novembre 2022 19:14

Il teatro scultoreo di Guadagnuolo contro la violenza alle donne, tra Harold Pinter e Simon de Bouvair

Scritto da nefer

di Renato Mammucari

In Francesco Guadagnuolo il gruppo scultoreo è ideato alla maniera di una quinta scenica, conserva da un versante il legame con la dimensione scenografica dell’installazione ma se ne separa nell’atto di essere “immersa nel reale” che si estende nel tempo e nello spazio.

Diremo meglio sul piano transreale come diverse realtà che s’intrecciano fra passato, presente e futuro. Le sue opere ripercorrono il mondo del teatro che Guadagnuolo aveva cominciato a frequentare alla fine degli anni Settanta come scenografo ed a farlo da regista negli anni Ottanta. L’artista dialoga con l’osservatore stimolandolo alla meditazione e alla riflessione. L’ispirazione drammaturgica-culturale diventa installazione e il teatro serve così alla comprensione della vita in generale. Le sue sculture-installazioni d’impianto teatrale si rifanno ad Artaud come un «mondo effimero ma vero», «tangente al reale»: «L’illusione non si fonderà più sulla verosimiglianza o l’inverosimiglianza dell’azione ma sulla forza comunicativa e la realtà di tale azione. […] Abbiamo bisogno di credere a ciò che vediamo».

Grazie all’arte l’uomo riflette su se stesso e le figure si trasformano nel tempo e nello spazio. Guadagnuolo subisce l’influenza dell’enfasi teatrale quando isola le figure e tutto prende il sapore di rimandi poetici e letterari. In alcune sue opere riguardanti Il femminicidio hanno uno stato d'animo d’inquietudine, di violenze subite, di fatidica angustia. “Donne come manichini” discriminate che compaiono dalla tenebrosa oscurità dell’orrore, donne sconcertate e remissive che lanciano una vista all’osservatore come se fossero immobili in un palco teatrale soccombente di brutalità.

Ceneri alle ceneri di Harold Pinter da cui Guadagnuolo si è ispirato con una sua scultura-installazione L’incomunicabilità, lascia lo spettatore incerto nella ricerca del senso della vita. Nella scena un uomo e una donna rimangono incapaci di comunicare. La donna parla a volte in maniera incomprensibile, in un ambito spazio-tempo cinto da ambiguità. Cosi, come la Donna, nella scultura di Guadagnuolo, simboleggiata dal colore rosso, sta al centro, cerca di parlare ma non riesce a comunicare, ed è così che intraprende a scoprire certune particelle del suo trascorso di vita: angosce, maltrattamenti, adulteri, ecc. L’ambientazione della scultura è fredda: una donna che è stata portata a trasformare il suo animo, di svelare la maschera della reminiscenza per restituire memorie che lei aveva riposto. Tale proposito è simboleggiato nella scultura di Guadagnuolo con il levare gli indumenti alla donna fino a denudarla, il modo in cui la veridicità giunge fuori. L’immagine femminile ha riportato il dramma del suo isolamento in una relazione di coppia deludente, con una donna che si stringe su se stessa. Si erige così quella barriera di incomunicabilità, penata, che porta all’inasprimento.

Ecco i telefoni che attorniano la donna, più telefoni dovrebbero servire in vita per comunicare, ma sono tutti spenti come se la vita si è spenta prima della sua normale conclusione della morte stessa. Ceneri alle Ceneri e la scultura L’incomunicabilità ci riportano nella loro laboriosità e depressione di vita, accresciuti da un triste canto, dal quale non si può rimanere distaccati. Un’altra opera Una donna spezzata di Simon de Bouvair, dove Guadagnuolo con la sua scultura dà vita ad un essere frustrato, una donna-oggetto, più oggetto dell’apparecchio telefonico attaccato al suo fianco. Guadagnuolo isola una donna nuda, debole, rifiutata dal marito, scontenta dai partner che ha avuto modo di incontrare. Una donna sola nella sua solitudine, lo spazio vuoto si fa attorno al palcoscenico, unico contatto il suo telefono, che non chiama mai nessuno, ma dal quale non si distacca mai è diventato parte integrale del suo stesso corpo. Dunque una vita spezzata dove perde l’interesse della coppia, dei figli e delle cose della vita. Guadagnuolo è riuscito con quest’opera a dare profondità alla creatura femminile con tutti i suoi dolori interni ed esterni. L’umanità di Guadagnuolo, spesso potremo dire è sperduta, crudele, come fosse stata incalzata per un piano ostile adibito al distacco della vita. Dunque per Guadagnuolo l’arte non può essere semplice manufatto fine a se stesso del formalismo artistico. L’opera si crea per comunicare la loro verità in una società dove gli uomini esistono per vivere con tutte le loro responsabilità. Il linguaggio artistico, quindi, mostra il senso del mondo e della vita entro il quale prende le mosse appunto l’uomo.

Renato Mammucari