Probabilmente nel periodo della scuola gli sarà sfuggito, mentre io la ricordo bene anche a teatro dove in quel periodo la commedia del “Goldoni” era spesso messa in scena, ma anche qui il nostro caro ex ministro probabilmente aveva fatto filone.
La professoressa Catitti ci leggeva con enfasi alcuni passi immedesimandosi in “Mirandolina” la protagonista femminile che gestiva una locanda e veniva costantemente corteggiata da ogni cliente.
In modo particolare dal “Marchese di Forlipopoli”, aristocratico decaduto che ha venduto il prestigioso titolo nobiliare, e dal “Conte di Albafiorita”, mercante che, arricchitosi, è entrato a far parte della nuova nobiltà comprando il titolo.
L'astuta locandiera, da buona mercante, non si concede a nessuno degli uomini e credo che la protagonista dell'attuale feuilletton abbia appreso bene l'incipit del romanzo lasciando appunto solo l’illusione di una possibile conquista.
Il fragile equilibrio instauratosi nella locanda cambia dall'arrivo del “Cavaliere di Ripafratta”, aristocratico altezzoso, ancorato alle sue nobili origini si lamenta presto dei rivali reputandoli ridicoli, al tempo stesso cerca di sfidare la locandiera che ferita nel suo orgoglio femminile si ripromette di far innamorare di sè il Cavaliere.
“L’ars amandi” dei personaggi spicca in tutto il libro con un monito agli uomini del tempo di mettersi in guardia da malizie e tranelli escogitati dalle donne, dotate di “armi pericolose”.
Ai giorni nostri si ripetono quasi le stesse scene ma con personaggi diversi, ed in particolare di un uomo di cultura che non sa nulla di questa mirabile arte, mettendo in mostra solo intrecci e situazioni ridicole.
Spesso non sanno neanche recitare la parte, la scena si riempie di attori equivoci con dialoghi futili che danno spazio a talk show e fanno distogliere dalle vere problematiche.
