Martedì, 20 Aprile 2021 16:45

Vatti a fidare delle amiche! Prima parte

Scritto da Marco Battista

Incontro con il Fantastico di Marco Battista

Difficile dire quanto un’amica sia sincera al cento per cento, soprattutto quando si tratta di giudicare un’altra donna. Il vero problema è che ci si ostina ancora a credere nell’amicizia.

Vatti a fidare delle amiche. Seconda parte - Zaffiro Magazine Giornale Online

Vatti a fidare delle amiche Terza parte - Zaffiro Magazine Giornale Online

Mi chiamo Clarissa e sono una “scorpioncina” di trentotto anni. Non ho un fisico da modella, sono impacciata, eppure mi ritrovo spesso con un nugolo di uomini intorno, tutti pronti a dirsi miei amici così da potermi coccolare impunemente e rivolgermi anche gli sguardi più audaci. Sarà per la mia simpatia, o per il mio modo di vestire. O più semplicemente per il mio atteggiamento a volte stravagante. Ho i capelli biondi che mi scendono a caschetto sulla fronte, gli occhi scuri e uno sfortunato matrimonio alle spalle. Anche in questo, io e Marilù ci somigliamo.

Marilù è la mia migliore amica. Ha superato i quaranta già da un po’, ma sembra più giovane di me. La sua pelle chiara contrasta con i suoi occhi scuri come la notte, e quando le sue labbra sorridono s’intravedono dei denti perfetti e bianchissimi. Ci siamo conosciute a casa di una mia cugina, e la nostra intesa è stata immediata. Mi confessò fin da subito che suo marito le aveva chiesto il divorzio. Se quell’argomento aveva reso la sua espressione malinconica, qualche istante dopo aveva riacquistato il sorriso. Forse è vero che condividere i dispiaceri aiuta a superarli! Sembrava che finalmente avessi incontrato l’amica che mi era sempre mancata, la persona giusta alla quale confidare i miei segreti. Più di una volta mi sono ritrovata a invidiarla. Ricordo che un giorno eravamo impegnate in una discussione e lei se ne stava seduta con le gambe accavallate. Io non l’ascoltavo più, ero distratta a guardare la farfalla che si era tatuata appena sopra la caviglia che muoveva ossessivamente con piccoli movimenti circolari, enfatizzando la sua prorompente femminilità. Quando rialzai gli occhi mi accorsi che mi stava fissando. Le sue labbra carnose sorridevano in modo malizioso.

- Clarissa, hai capito quello che ho detto? -

- Scusa Marilù, stavo guardando... -

- Eh, lo so cosa stavi guardando. - sorrise tormentandosi le labbra. - Perché non vieni a casa mia? Staremo più comodi. - Esitai, finsi di non capire, ma ero stata invasa da uno strano turbamento. Non mi aspettavo tanta intraprendenza da una donna. Ma non era sposata?

Non ci sentimmo per un bel pezzo, ma oggi inaspettatamente mi telefona accennando a un’occupazione. Dice che è il tipo di lavoro adatto a me. Forse si riferisce alla mia padronanza del computer che ho acquisito durante il corso di informatica che ho frequentato con grande interesse. Gliene avevo parlato l’ultima volta che c'eravamo sentite, il giorno del mio compleanno. Certo, sarebbe stato bello. Già l’ultima volta che ci eravamo sentite mi aveva detto di essersi trasferita a Ischia per lavoro dopo un periodo difficile in cui aveva sofferto di depressione e in quella circostanza mi chiese di raggiungerla. Lì per lì rifiutai a causa della distanza, ma questa volta sembra meno disposta ad arrendersi.

- Puoi sempre trasferirti da me! - propone senza esitare. - Ora gestisco un albergo qui a Ischia. Avrai una camera adatta alle tue esigenze. -

- Un albergo? - ripeto.

- Sì, le responsabilità sono molte e i vecchi proprietari erano troppo anziani per stare dietro a tutto, così hanno deciso di ritirarsi. -

Incredibile! Soltanto qualche tempo prima sembrava vinta dalla vita. Rispondo che voglio pensarci qualche giorno, ma in fondo, a cosa devo pensare? I miei genitori stanno benone anche senza di me. Si sono sposati molto giovani e dopo aver lavorato tanto, si stanno finalmente godendo la meritata pensione. Ora tocca a me pensare alla mia vita, al mio futuro.

- Va bene, accetto! - rispondo tutto di un fiato, come se in fondo è ciò che avevo sempre desiderato. Da quel momento, il mio pensiero è sempre rivolto a lei. Chissà se è sempre la stessa e se nel frattempo si è risposata. Ecco, stava accadendo di nuovo: la sola idea di stringerla nuovamente fra le mie braccia mi turbava, forse perché non riuscivo a pensare ad altro a quando aveva posato le labbra sulle mie. Lì per lì non ci feci caso, pensai che fossero cose da ragazze, ma a distanza di anni mi sento ancora tutta scombussolata. Dio mio, non stavo mica diventando lesbica!

Finalmente arriva il giorno della partenza. È lunedì mattina e il sole è spuntato già da un po’. Il pullman è fermo alla stazione in partenza per Pozzuoli, dove prenderò il traghetto che mi porterà a Ischia. Il mio posto è accanto al finestrino. Tanto meglio! Mi è sempre piaciuto vedere scorrere la vita attraverso il vetro. Improvvisamente la voce dell’autista arriva a disturbarmi. Apro gli occhi e controllo l’ora. Non riesco a credere che eravamo in viaggio già da più di un’ora! Oddio, dovevo essermi addormentata! Forse perché ero andata a letto troppo tardi la sera prima.

Dopo oltre tre ore di viaggio, il pullman è finalmente fermo alla stazione di Pozzuoli. Scendo, prendo il trolley e mi dirigo verso l’uscita. Mi guardo intorno. La città è molto frequentata da turisti che affollano le bancarelle multicolori, affollando le strade già congestionate dall’ora di punta. Il caldo è insopportabile e intanto che aspetto il traghetto per Ischia, decido di concedermi qualcosa di fresco. Cerco un bar e ne vedo uno proprio a pochi metri, ma in quel momento mi assale una strana malinconia. Chissà, forse non è stata una buona idea lasciare la mia casa.

Un’ora dopo, questo è il tempo che il traghetto impiega per attraccare al porto di Forio, sbarco e mi guardo intorno in cerca della mia amica.

- Signora, mi scusi... - Mi volto e vedo un vecchio alto e magro che mi guarda. È vestito dimessamente e ha gli occhi infossati. Fra le mani ossute tiene un piccolo cofanetto. Mi sorride, lasciando intravedere i pochi denti rimasti e mi chiede senza cerimonie se voglio conoscere il mio futuro.

- Non credo a queste sciocchezze, grazie. - lo liquido.

- Certo, capisco che fin troppe persone affermano di prevedere il futuro e che le profezie sono già scritte in molti libri sacri, tuttavia non tutti hanno la chiave giusta per poterne comprendere gli arcani contenuti. Il punto è che ogni profezia può essere interpretata in modi completamente opposte fra loro. - Per essere un semplice mendicante, sembra molto istruito e la cosa mi stupisce.

- Non sono interessata e non ho alcuna intenzione di farle perdere altro tempo, anche se devo ammettere che è piacevole conversare con persone come lei. La saluto. - L’uomo sembra esserci rimasto male, mi volge le spalle e fa per andarsene. Forse sono stata troppo brusca e sinceramente non è da me, così lo richiamo prima che possa scomparire dalla mia vista.

- Mi scusi... è che ho sempre nutrito molti sospetti per quelli che sostengono di conoscere il futuro. E poi, se devo essere sincera, ho un po’ paura di vedere in anticipo cosa accadrà e non parlo di sapere chi vincerà il prossimo campionato di calcio o in quali mani finirà il biglietto vincente della lotteria di Capodanno. - sorrido cercando di sdrammatizzare, ma lui rimane serio.

- Va bene, mi dica cosa devo fare. - l’uomo apre il cofanetto e me lo porge.

- Prenda un dolcetto della fortuna e nel momento in cui lo apre, mi dica cosa si aspetta dal futuro. - Devo pensarci un momento prima di rispondere. Così su due piedi non mi viene niente, ma poi ripenso a Marilù e al motivo per cui sono qui.

- Sono venuta a Ischia per rivedere la mia amica del cuore. Non ci vediamo da molti anni e vorrei sapere se il nostro rapporto è rimasto lo stesso. -

Il dolcetto è croccante e mi si spezzetta fra i denti. Sfilo il biglietto nascosto all’interno e leggo il contenuto, seguendo le parole con gli occhi: “Nelle grazie si compirà il tuo destino”. Guardo l’uomo di fronte a me con aria interrogativa, ma lui si stringe nelle spalle.

- Le profezie si rivelano sempre in modo oscuro. Spetta soltanto a te interpretarne il significato. - E poi, dopo avermi salutato e sfilato cinque euro, si volta e se ne va. Chissà che cosa significa. “Nelle grazie si compirà il tuo destino.” Quella storia rischia di mettermi di cattivo umore, così cerco di non pensarci più. In fondo, non ho mai creduto a queste sciocchezze e non vedo perché dovrei farmi condizionare da quel visionario e dai suoi dannati dolcetti della fortuna. Ma ecco che in lontananza intravedo Marilù. Mi sono ripetuta fino alla nausea che fra noi c’era stato solo un bacio, tuttavia non riesco a trattenere l’emozione che provo nel rivederla. In mano stringe un largo cappello che sventola vistosamente. I nostri sguardi si toccano e qualche attimo dopo siamo di nuovo strette l’una nell’altra. Per lei il tempo sembra essersi fermato. È bella come non mai e anche la sua coinvolgente vitalità non sembra aver subito l’inclemenza del tempo che passa. Naturalmente io mi metto a piangere come una scema e solo l’idea che mi baci di nuovo sulle labbra mi provoca una fitta allo stomaco. Oh, certo, potrebbe farlo se soltanto lo volesse perché so che non farei nulla per impedirglielo. Non riesco ad accettare questa mia debolezza, non mi perdono la facilità con la quale sono disposta a lasciarmi andare con lei e intanto la leggera brezza che finora aveva soffiato sulla terraferma, si è trasformata in un venticello piuttosto teso che increspa il meraviglioso e cristallino mar Tirreno.

- Finalmente ci rivediamo! - mi stringe emozionata Marilù, lasciandomi intuire un corpo energico e sodo.

Il percorso che Forio arriva all’albergo non è molto breve così abbiamo il tempo di parlare; abbiamo mille cose da raccontarci.

- Un giorno mi spiegherai come hai fatto a trasformare la tua vita in così poco tempo. - le chiedo.

- C’è poco da spiegare. Dopo il divorzio ho dovuto rimboccarmi le maniche e ho dedicato tutto il mio tempo all’albergo, anima e corpo. - Apro il finestrino riflettendo su come il tempo sia davvero capace di guarire tutti i mali. Lascio che il vento mi scompigli i capelli e mi rinfreschi il viso accaldato dal sole di luglio. Dopo venti minuti di macchina, scorgo finalmente il Castello Aragonese che svetta maestoso sul golfo di Ischia Ponte.

- Ma dove stiamo andando? - le chiedo vedendola approssimarsi ad attraversare il ponte.

- All’albergo! -

Mi guardo intorno un po’ confusa.

- È situato all’interno del castello. - puntualizza anticipando la mia domanda. Un semplice cenno del capo e avanza spingendo piano l’acceleratore.

- Vedrai che ti piacerà. -

Attraversiamo il lungo ponte che collega la terraferma al promontorio e rimango sconvolta dal coraggio che i ragazzi dimostrano nel tuffarsi in mare da quell’altezza.

- Ecco, ci siamo. - La osservo guidare mentre ci avviciniamo all’albergo. È felice, ma ho l’impressione che stia per dirmi qualcosa. Siamo quasi arrivate e distinguo ogni dettaglio della fortezza.

- Come si chiama l’albergo? - le chiedo. Mi guarda orgogliosa.

- “Il Monastero”. Dopo il primo anno mi era venuta una mezza idea di venderlo, ma poi... -

Il castello è enorme e si distende per tutta la superficie del promontorio creando un meraviglioso colpo d’occhio. È un tempo così bello!

L’entrata al castello è preceduta da un passaggio scavato nella roccia. È angusto e forse anche un po’ tetro, ma è dotato di un fascino indiscutibile. Sbuchiamo sul Sentiero del Sole, un viale a tratti ghiaioso che si snoda fra alberi di frutti e arbusti sempreverdi. Scorgo pareti dipinte con tinte calde, pavimenti in cotto antico, mobili di legno intarsiati e una dolce musica di sottofondo. Sembrano note disciolte nell’aria. Appena arriviamo scopro che Marilù ha già disposto affinché mi preparassero la camera.

- Di lavoro parleremo dopo. Adesso pensa a rilassarti. Quando vorrai, mi troverai alla reception. Vieni, ora ti faccio vedere dove dormirai. - Percorriamo un lungo corridoio, prima di fermarci davanti a una porta.

- È qui che alloggerò? - le chiedo, mentre cerco di aprire la porta.

- No! - mi lanciò uno sguardo severo. - La tua stanza è più avanti, la 702. -

- Ma perché, cosa c’è nella stanza 666? -

- Niente, non c’è niente nella stanza 666, ma tu non dovrai mai entrarci, intesi? - Annuisco, anche se trovo esagerata la sua reazione. Mi chiedo cosa nasconda in quella stanza. Alcuni minuti dopo prendo possesso della mia camera e mentre disfo il trolley, ripenso ancora a Marilù e a come sia cambiata la sua vita. Mi chiedo quale sia stato il suo segreto. Perché ereditare un albergo di per sé è una cosa meravigliosa se si sa le capacità per gestirlo e non ricordavo che Marilù avesse esperienza a riguardo. Resto in camera il tempo necessario per darmi una rinfrescata e cambiarmi d’abito. Avverto un delicato profumo di bucaneve. Ne scovo un sacchetto di tela proprio dentro un tiretto. Mentre scendo cerco di tenere a mente alcuni aspetti importanti che voglio chiedere a Marilù, tipo quali saranno le mansioni che dovrò svolgere e l’orario di lavoro. Ora però devo rilassarmi e ricordarmi che mi trovo in un bellissimo posto e con un’amica di cui mi posso fidare. Sento che la mia vita ricomincerà da qui. Appena ci incamminiamo alla scoperta del castello, incontriamo la chiesa della Madonna delle Grazie e non posso fare a meno di entrarvi, ma Marilù me lo impedisce.

- È pericoloso, la chiesa ha subito molti danni a causa del terremoto e non è più sicura, non vorrei che ti accadesse qualcosa. - dice con uno strano sguardo. Dall’esterno sembra perfettamente agibile, ma non me la sento di contrariarla. Il nostro giro termina con la stanza delle torture. Ne rimango così turbata che riesco a dare soltanto una scorsa veloce. Non riesco a immaginare che qualcuno abbia avuto il coraggio di usare quegli attrezzi infernali su altre persone. Solo all’idea ho un senso di nausea. Dopo quasi due ore decidiamo di entrare in albergo e rilassarci all’ombra di una pensilina. Una cameriera avanza verso di noi con atteggiamenti espliciti, si china, poggia sul tavolino una bottiglia di Piedirosso e due bicchieri, osserva per un istante la mia amica e si allontana. Marilù le sorride e poi versa un po’ di vino nei bicchieri. Accavalla le gambe affusolate e si sistema una ciocca dietro l’orecchio. Inizia a parlare di lavoro e devo fare uno sforzo per restare concentrata su quello che ha da dirmi. Ma è difficile se mi guarda in quel modo, si porta le ciocche dei capelli dietro le orecchie, accavalla le gambe affusolate. In questi momenti non posso impedire alla mia mente di perdersi e immaginare a cosa potremmo fare insieme. Maledizione, non devo distrarmi.

- Allora, come ti ho anticipato per telefono ho intenzione di fare dei cambiamenti e ho bisogno di una persona preparata e fidata, per questo ho subito pensato a te. - Annuisco compiaciuta. - Come prima cosa, ho intenzione di rinnovare il nostro sito. Lo voglio accattivante, seducente, a tal punto che i clienti trovino irresistibile le nostre offerte. - Marilù ha già stilato un promemoria che mi porge, così sarà più facile memorizzare ogni cosa. Mentre Marilù continua a parlare, mi scopro a fissare la sua camicetta trasparente che lascia intravedere la forma dei suoi seni. È una donna ancora molto provocante. Nel giro di pochi giorni prendo dimestichezza con il nuovo lavoro, imparando tutto quello che c’è da sapere sulle acque termali, le temperature, i fanghi, i massaggi al cioccolato e l’aromaterapia. Per quanto riguarda la ristrutturazione del sito, invece, è stato abbastanza semplice. Il corso che ho frequentato si è dimostrando davvero utile.

- Sai, hai fatto bene a insistere affinché ti raggiungessi, ma non pensi sia arrivato il momento di parlare del tuo cuore? -

 

 

Fine prima parte

Ultima modifica il Lunedì, 26 Aprile 2021 17:07