Lunedì, 19 Febbraio 2024 18:16

Crime: una bugia e un sogno infranto a 18 anni

Scritto da AC: Bubù Tagghete
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Una storia accaduta in provincia di Foggia nel 1998

La diciottenne Nadia Roccia viveva a Castelluccio dei Sauri (FG), studentessa al quinto anno delle superiori dell'Istituto magistrale di Foggia e sin da piccola aveva due amiche con cui era cresciuta. Tutto cambiò per colpa di una bugia che frantumò la speranza di un sogno. Nadia raccontava di uno zio negli Stati Uniti che avrebbe potuto aiutarle a stabilirsi dopo il diploma, però poi tutto questo si rivelò una menzogna, una promessa mancata, forse addirittura una burla. Le due amiche premeditarono così di uccidere Nadia: prima tentarono di farle bere una bevanda avvelenata con topicida, ma la ragazza rifiutò. Poi una delle due sparse la voce che Nadia fosse omosessuale innamorata di lei e le fece firmare un foglio con la scusa di voler far esaminare la sua calligrafia a un amico grafologo.

Era il pomeriggio del 14 marzo 1998, quando le due amiche invitarono Nadia nel garage di casa di una delle due per studiare insieme. Una l'aggredì stringendole la sua stessa sciarpa intorno alla gola, l'altra l'aiutò cercando di bloccare la vittima. Una volta morta simularono un'impiccagione: sul tavolo vene trovata una lettera precedentemente battuta con una macchina da scrivere, sullo stesso foglio firmato da Nadia: confessava di essere omosessuale e innamorata di una delle due, ragione del suo suicidio.

La lettera destò subito dei sospetti: terminava con la raccomandazione che i risparmi della defunta venissero ereditati dalle amiche, per permettere loro di realizzare il desiderio di partire per l'America dopo il diploma. Il tono del biglietto risultò "troppo leggero" per una persona che medita il suicidio; infine la scena dell’impiccagione era stata male allestita corpo e cappio erano in terra. L'autopsia confermò che la ragazza era stata strangolata. Interrogate e perquisite le stanze delle ragazze, uscì fuori materiale satanista. Confessarono senza mostrare alcun rimorso. Dissero che Nadia era stata sacrifica a Lucifero, lo spirito del padre defunto di una delle due lo aveva suggerito per avere una vita rosea. Risultò che le due ragazze avevano la piena capacità d'intendere e di volere.

Vennero condannate a 21 anni. Una è stata rilasciata nel 2013 per buona condotta, dopo 15 anni. L'altra è stata scarcerata pochi mesi dopo a causa dell'aggravarsi della sclerosi multipla di cui soffriva fin da bambina. Attualmente le due vivono sotto nuova identità in due regioni diverse del Nord.