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Figura imponente ed importante del panorama ispanico. Attrice, figura politica, sindacalista e filantropa argentina, seconda moglie del Presidente Juan Domingo Perón e First Lady dell'Argentina dal 1946 fino alla morte nel 1952, avvenuta per un tumore, a soli 33 anni.

Ultima di 5 figli illegittimi e poveri.

María Eva Duarte de Perón, al secolo Eva María Ibarguren, per la storia Eva Perón: Evita. Di umili origini, nacque nel villaggio di Los Toldos, presso Junín, situato circa 280 chilometri a sud-ovest di Buenos Aires, nell'Argentina rurale, il 7 maggio 1919, ultima di cinque figli illegittimi (gli altri erano Blanca, Elisa, Juan ed Erminda) di un piccolo proprietario terriero originario di Chivilcoy, Juan Duarte, e della sua cuoca e amante, Juana Ibarguren. Qualche anno dopo la nascita di Evita, il padre, Juan Duarte, tornò dalla moglie Estela Grisolía e dai figli legittimi.

A Los Toldos la casa era in Via Francia (attualmente rinominata Eva Perón), dove oggi si trova il Museo Municipal Solar Natal de Maria Eva Duarte de Peron. La madre possedeva una macchina per cucire Singer e così si mise a confezionare pantaloni per un negozio e la sorella Elisa venne assunta all'ufficio postale del villaggio. Ai suoi coetanei era vietato giocare insieme a Eva e gli abitanti del villaggio la criticavano sfacciatamente, discriminandola per la sua condizione di figlia illegittima. Per questo motivo la bambina era divisa tra la solidarietà verso la sua famiglia e la vergogna di appartenervi. Anche il suo carattere era diviso: allegra e capricciosa in casa e introversa quando usciva di casa.

Quando nel 1926 il padre, don Juan Duarte, morì in un incidente d'auto la famiglia intera partì per Chivilcoy per dare un ultimo saluto all'uomo. Le figlie legittime di Duarte non volevano lasciar entrare quelle illegittime e fu soltanto grazie all'intervento di un parente di Estela Grisolía che le ragazze riuscirono ad avvicinarsi alla bara.

Eva racconterà come in quell'occasione scoprì "un sentimento fondamentale che mi domina completamente lo spirito e la volontà: questo sentimento è l'indignazione dinanzi all'ingiustizia".

La morte del padre aggravò seriamente la situazione economica della famiglia. La sorella Elisa fu trasferita dall'ufficio postale di Los Toldos a quello di Junín e così Juana decise di trasferire tutta la famiglia al seguito della figlia, lasciandosi alle spalle numerosi debiti. La situazione economica della famiglia migliorò, Blanca era maestra di scuola e Juan impiegato nell'impresa "il Jabón Federal".

I compagni di scuola di Eva la trovavano dolce, allo stesso tempo ne conoscevano l'animo autoritario. Elsa Sabella affermò che voleva sempre comandare. Inoltre, era chiamata "la grande" giacché, ripetente, terminò le medie inferiori a 14 anni, quando i suoi compagni ne avevano solo 12.

A Junín affiorò la vocazione artistica di Eva: era la prima della classe in recitazione. Il suo idolo cinematografico era Norma Shearer, un'attrice di Hollywood. Giorno dopo giorno si convinceva che il suo destino era fare l'attrice: lo comunicò alla madre che accettò il desiderio della bambina.

Attrice a Buenos Aires.

Esistono diverse versioni sulla partenza di Evita che sarebbe avvenuta per un'audizione a Radio Nacional, altre narrano che fu amante del cantante di tango Agustín Magaldi conosciuto al teatro di Junín, lei s'intrufolò nel camerino così partì per Buenos Aires con lui. La cosa certa è arrivò il 2 gennaio 1935, a quasi 16 anni, alloggiò a Palazzo del Congresso, dalla cugina dell'attrice Maruja Gil Quesada, presentata da Magaldi.

Appena arrivata, Evita si dedicò a trovare le persone e i contatti giusti per realizzare il suo sogno di attrice. Magaldi le fu di grande aiuto, le presentò il regista Joaquín de Vedia con cui ebbe la prima esperienza teatrale, una cameriera che doveva annunciare: "La signora è servita". Proseguì con la compagnia di Eva Franco, la figlia dell'attore José Franco. Le critiche non avevano mai concesso ad Evita aggettivi migliori di "discreta", non l'avevano mai trovata pessima. Per un salario da miseria, continuava a recitare senza sosta. Dopo un anno dalla sua partenza da Junín, chiuso il sipario della compagnia di Eva Franco, Evita conobbe un periodo sfortunato: nessuna speranza di lavoro all'orizzonte. Nel 1936 venne assunta dalla Compagnia Argentina di Commedie Comiche di Pepita Muñoz, Eloy Alfaro e José Franco, con i quali partì in tournée. Durante il viaggio l'attore José Franco minacciò di licenziarla se non fosse stata disponibile alle sue richieste sessuali. Non venne licenziata ma, quando fecero ritorno a Buenos Aires, lasciò la compagnia.

Le persone che conobbero Eva la ricordano come una giovane molto magra e debole, con una grande allegria e un forte senso di amicizia. Piccoli ruoli in film, modella sulle copertine delle riviste di spettacolo, successo come annunciatrice e attrice di soap opera. Nell'agosto del 1937 ottenne il suo primo ruolo in un'emittente radio, poco dopo fu assunta nella compagnia dell'imprenditrice e attrice teatrale Pierina Dealessi a cui deve il successo.

Il 1º maggio 1939 la carriera di Evita subì una svolta: la compagnia del Teatro dell'Aria cominciò a diffondere una serie di radiodrammi firmati da Héctor P. Bolomberg, romanziere e poeta, conosciuto per le sue opere teatrali di argomento storico. Protagonisti erano Eva Duarte e Pascual Pelliciotta. Tra radiodrammi e film, Eva finalmente raggiunse una situazione economica abbastanza stabile da permetterle, nel 1942, di comprare un appartamento in via Carlo Pellegrini, un quartiere molto elegante di Buenos Aires.

Eva e Peron

Eva conobbe il colonnello Juan Domingo Perón il 22 gennaio 1944, in occasione di un evento di beneficenza al Luna Park Stadium a favore delle vittime del terremoto di San Juan. I due si sposarono l'anno successivo.

Economicamente l'Argentina aveva cambiato radicalmente la struttura produttiva: nel 1943, per la prima volta, la produzione industriale aveva superato la produzione agricola. Socialmente il paese stava vivendo una grande migrazione interna: spinta dallo sviluppo dell'industria, la popolazione migrava dalle campagne per stabilirsi nelle città. La grande crescita industriale generò un processo di urbanizzazione e un notevole cambio di popolazione nelle grandi città, specialmente a Buenos Aires. La classe operaia andava sempre più aumentando. La grande migrazione interna si caratterizzò anche per la presenza di una grande quantità di donne, cercavano di insediarsi nel nuovo mercato del lavoro stipendiato dell'industrializzazione.

Politicamente il paese viveva una crisi profonda dei partiti politici tradizionali, i quali avevano instaurato un sistema corrotto fondato sul nepotismo; il governo fu accusato di numerosi brogli elettorali. Questo periodo è conosciuto, nella storia dell'Argentina, come la Decade Infame (1931-1943) e fu diretto da un'alleanza conservatrice, chiamata la Concordia.

Il 4 giugno 1943 ci fu un colpo di Stato militare e si distinse il giovane Juan Domingo Perón.

La carriera artistica di Eva continuava ad ampliarsi e in questo anno venne anche nominata presidente del sindacato chiamato Associazione Radicale Argentina. Il 5 ottobre del 1945 Perón deteneva tre cariche: aveva conservato quelle di Ministro del lavoro e della Guerra ed era diventato vicepresidente dell'Argentina. Perón era l'unico che si occupava dei lavoratori; infatti, aveva accordato un aumento dei salari, aveva creato i tribunali del lavoro e migliorato i sistemi di aiuto sociale. Questa serie di misure popolari gli assicuravano la fedeltà e la riconoscenza del popolo, e questo agli occhi dell'opposizione democratica e del settore militare rendeva Perón pericoloso. Il presidente Edelmiro Julián Farrell, sensibile alle critiche dell'opposizione e dei militari, che temevano il potere crescente di Perón, aveva annunciato al popolo argentino che prima della fine dell'anno sarebbe stato chiamato a scegliere i propri governanti.

Nella notte dell'8 ottobre venne organizzata una marcia su Buenos Aires dagli antiperonisti per sbarazzarsi di Perón. Durante un incontro tra il generale Avalos, i suoi militari e il presidente Farrell, venne deciso che Perón avrebbe dovuto lasciare subito la vicepresidenza della nazione, il ministero della Guerra e la segreteria del Lavoro. Il 10 ottobre Perón si presentò alla Segreteria del Lavoro per prendere congedo. In strada quindicimila operai si erano riuniti davanti al ministero ed Evita era in strada con loro, la sua carriera si era conclusa lì. Venne chiamata da Radio Belgrano per essere informata che tutte le sue trasmissioni erano state cancellate. A mezzanotte dello stesso giorno, Evita e Perón lasciarono l'appartamento di Calle Posadas per rifugiarsi sul delta del Paraná. Il 13 ottobre Perón venne arrestato e deportato per volontà dei generali delle forze armate, che al loro interno erano profondamente divise sulla gestione del potere. Venne portato sull'isola deserta di Martín Gracía nel mezzo del Río de la Plata. Internato all'ospedale, dopo il 17 ottobre, la rivoluzione chiamata la "marcia dei descamisados" che occuparono Plaza de Mayo esigendo la sua liberazione, Perón fu richiamato al governo dagli stessi generali che lo avevano arrestato costretti dalla situazione. "Il giorno della lealtà", gli uomini sudati si erano tolti le camicie; di conseguenza la parola dispregiativa descamisados (gli scamiciati), usata dal giornale La Prensa, divenne la parola che da allora in poi avrebbe designato il popolo peronista.

La campagna elettorale

Dopo il matrimonio, Perón fu occupato con la campagna elettorale. Secondo alcuni biografi, nel 1945 Eva avrebbe avuto un aborto spontaneo.

Il 26 dicembre 1945 Evita e Perón partirono in tournée elettorale con un treno che venne battezzato El Descamisado. Fino ad allora nessuna moglie aveva mai accompagnato il proprio marito durante una tournée del genere. Evita, durante i viaggi, non aveva mai tenuto un discorso; il 4 febbraio 1946, pochi giorni prima della fine della campagna elettorale, al Centro Universitario Argentino, un'associazione di donne organizzò un incontro per sostenere la candidatura di Perón. Il futuro presidente, non sentendosi molto in forma, decise di dare a Evita l'opportunità di parlare al pubblico. Il risultato fu disastroso, perché il pubblico reclamò con rabbia la presenza di Perón, impedendo così a Evita di poter pronunciare il suo discorso.

Nel 1946 Juan Perón fu eletto Presidente dell'Argentina, proponendo una politica sociale e nazionalista, il peronismo, a cui Eva contribuì. Nel corso dei successivi sei anni, Eva Perón divenne potente all'interno dei sindacati peronisti, perorando la causa dei diritti dei lavoratori e dei più poveri.

Nel 1947 fondò il Partito unico della rivoluzione, che venne chiamato Partito Peronista.

Evita Perón portò al riconoscimento dell'uguaglianza dei diritti politici e civili tra gli uomini e le donne, con la legge 13.010 presentata il 23 settembre. Il suo impegno per la dignità della donna fu costante e la condusse il 26 luglio del 1949 alla fondazione del Partito Peronista Femminile (PPF).

La sua figura, tuttora oggetto di venerazione popolare in Argentina, è stata anche al centro di numerose celebrazioni postume, come il film musical hollywoodiano Evita, tratto dall'omonimo spettacolo teatrale. Vicina al popolo e ai lavoratori. L'efficienza della donna venne ricompensata con l'assegnazione di un ufficio all'interno della Segreteria del Lavoro. Fervente visitatrice di fabbriche, scuole, ospedali, sindacati, club sportivi e culturali, Eva si guadagnò la fiducia del popolo, ed in particolare dei lavoratori e dei sindacalisti, stabilendo una forte ma anche complicata relazione con loro.

Un anno dopo le elezioni, Evita venne incaricata di rappresentare suo marito in un tour europeo che comprendeva come prima tappa la Spagna, successivamente l'Italia e il Vaticano, la Francia, il Portogallo, la Svizzera, il Brasile e infine l'Uruguay.

Il giro in Europa fu battezzato dalla first lady come il "Giro dell'Arcobaleno", come lei stessa affermò:

"Sono il ponte che collega Perón con il popolo. Attraversatemi!"

L'Europa aveva fame e l'Argentina abbondava di grano e di bestiame: questa occasione era per entrambi i continenti un'opportunità positiva.

 Evita salì su un aereo il 6 giugno 1947 e arrivò in Spagna l'8 giugno 1947 all'aeroporto di Barajas, dove ad aspettarla c'era Francisco Franco con la moglie, l'intero governo ed un'importante concentrazione popolare. Fu proclamato un giorno di festa nazionale; anche per il popolo spagnolo Evita era già una leggenda e a Madrid non mancò di visitare i quartieri poveri, interessandosi dei problemi di tutti, abbracciando gli ammalati e regalando denaro come faceva in Argentina. Le fu assegnata per l'occasione, personalmente da Franco, la Gran Croce dell'Ordine di Isabella la Cattolica.

Il viaggio in Spagna proseguì trionfale così com'era iniziato: ovunque andasse le piazze si riempivano di gente e, specialmente al sud, l'accoglienza fu commovente. In Italia fu sia acclamata che contestata.

Il 26 giugno del 1947 giunse a Roma. Il momento centrale del soggiorno romano fu rappresentato dall'incontro ufficiale con papa Pio XII. Nonostante venga detto che fu quasi ignorata e appena ricevuta, ciò non è corrispondente alla realtà: il Pontefice la ricevette in udienza pubblica e poi personale con tutti gli onori, pronunciando qualche parola in spagnolo per benedirla, la ringraziò poi per l'impegno in favore dei poveri e le assegnò al marito la Croce dell'Ordine di Pio IX. Il colloquio privato durò venti minuti, lo stesso tempo concesso alle regine, e si concluse con l'omaggio di un prezioso rosario, lo stesso che le fu messo tra le mani il giorno della sua morte. Il viaggio proseguì in Portogallo, Francia e Svizzera. Scrive Franco Cardini nella prefazione alla biografia di Abel Posse, La passione secondo Eva, della particolare fede di Evita, che ebbe rapporti epistolari con padre Pio da Pietrelcina e il cardinale Angelo Giuseppe Roncalli.

Il 23 agosto 1947 Eva ritornò in Argentina. Un tappeto rosso era steso dalla banchina alla dogana. Perón, doña Juana, le sue tre sorelle e tutti i membri del governo l'aspettavano su una tribuna improvvisata. La folla era immensa.

Evita fondò "Crociata Maria Eva Duarte de Perón", per l'assistenza infermieristica e le donne senza fissa dimora.

Con la Fondazione Eva Perón, presieduta da lei stessa, si occupava di migliorare le condizioni di vita dei bambini, degli anziani, delle ragazze madri e delle donne appartenenti alle classi più povere della popolazione: ospedali, case di cura, scuole, campi estivi, all'assistenza e promozione delle donne. Tre punti cardini. Nel sociale: aiuti finanziari a chiunque li chiedesse, posti di lavoro, borse di studio, costruzione di case popolari. Educazione: costruzione di scuole, mense, convitti, salute e sport per 100.000 bambini e ragazzi provenienti da famiglie povere. Sanità pubblica: ospedali, scuole per infermiere, laboratori di igiene e profilassi, case di cura per anziani, ricerca per sradicare tubercolosi, la malaria, la sifilide e la lebbra.

Proclamò i diritti per gli anziani, il diritto all'assistenza: tutti gli anziani hanno diritto ad una protezione completa per conto della loro famiglia.

Il 9 gennaio 1950 Evita svenne in pubblico e venne operata tre giorni dopo di appendicite, ma le venne diagnosticato anche un tumore all'utero, la stessa malattia che aveva causato il decesso della prima moglie di Perón, Aurelia Tizón, nel 1938. Rifiutò l'immediata isterectomia totale, che avrebbe potuto probabilmente salvarle la vita, forse per non sminuire inconsciamente il proprio ruolo di "madre degli argentini".

Campagna per la candidatura

La campagna ufficiale per la candidatura presidenziale Perón-Eva Perón iniziò il 2 agosto 1951, con l'arrivo di duecento sindacalisti venuti ad incontrare Perón per chiedergli di accettare la rielezione con Evita vice presidente. Perón non rispose alle richieste e per questo motivo venne fissata una nuova data; il 22 agosto i sindacalisti si presentarono di nuovo per chiedere a Evita e Perón di depositare le loro rispettive candidature.

Nonostante un pezzo di pampa, era in piazza i capi militari e i gruppi più conservatori, i quali cercarono in tutti i modi di evitare la candidatura, non ritenendo adatta una donna (per di più giovane e di estrazione popolare) come vicecomandante in capo delle forze armate.

Evita, comunque ricevette un gran sostegno dalla classe operaia e dalle donne peroniste, un sostegno così intenso che sorprese Juan Perón stesso, il quale decise di sostenere la candidatura. Nove giorni dopo, Evita mandò un messaggio radiofonico al popolo argentino, annunciando la sua intenzione di rinunciare.

Disse: "di me si dica questo: c'era, al fianco di Perón, una donna che si era dedicata a trasmettergli le speranze del popolo. Di questa donna si sa soltanto che il popolo la chiamava con amore: Evita."

Evita era molto debole e l'avanzamento del cancro la costringeva al riposo. 4 giugno 1952, ultima apparizione pubblica di Evita Perón, fu sottoposta a intervento chirurgico dall'oncologo statunitense George Pack nell'ospedale Avellaneda (poi Hospital Interzonal General de Agudos Presidente Perón), costruito dalla sua Fondazione. Sei giorni più tardi votò dal suo letto d'ospedale per le elezioni generali in cui suo marito fu eletto presidente per la seconda volta. La camera d'ospedale in cui fu ricoverata divenne museo. Il 15 ottobre precedente era uscito il suo libro autobiografico La razón de mi vida, scritto con l'aiuto dello spagnolo Manuel Pennella; la prima edizione pubblicò 300 000 copie e, dopo la sua morte, divenne lettura d'obbligo nelle scuole. Il 1º maggio 1952, sostenuta fisicamente dal marito alle sue spalle, tenne l'ultimo discorso pubblico dal balcone della Casa Rosada, con toni forti contro i nemici del peronismo.

Il 7 maggio, giorno del suo trentatreesimo compleanno, Juan Domingo Perón nominò sua moglie 'Leader spirituale della Nazione argentina', onorificenza concessa formalmente dalla Camera dei deputati. Ormai immobilizzata a letto, pesava 37 chilogrammi. La sua ultima apparizione pubblica fu il 4 giugno al fianco del marito, in piedi sull'auto presidenziale per la seconda parata inaugurale.

Riuscì a sostenere l'impegno solo con l'uso di molti antidolorifici e uno speciale sostegno metallico. La sera tornò a letto e uscì dalla sua camera solo per essere portata in ospedale.

Studi successivi portano a ritenere che nell'ultimo mese prima della morte Evita Perón fu segretamente sottoposta a lobotomia come terapia palliativa del fortissimo dolore che il cancro era presumibile le procurasse. Alle 3 del mattino del 26 luglio entrò in coma; le ultime parole riferite, su testimonianza dell'infermiera che l'aveva in cura, furono "manca poco". La morte sopraggiunse alle 20:23 di quello stesso giorno, causa ufficiale "adenocarcinoma" a firma del medico certificatore Alberto Carlos Tarquini; nella comunicazione ufficiale, l'orario fu modificato alle 20:25 e da quel giorno, a quell'ora, quotidianamente fino alla deposizione di Perón nel 1955, i notiziari della sera si interrompevano ricordando:

"Sono le 20:25 minuti, l'ora in cui Eva Perón è passata all'immortalità".

Le vicissitudini della salma mummificata di Evita

Secondo quanto disse Perón, il desiderio di Evita era quello di non essere sotterrata e mai dimenticata.

Il medico spagnolo Pedro Ara, che aveva avuto una parte nell'imbalsamazione di Lenin, mummificò il cadavere di Evita, che fu coperto da una bandiera bianca e azzurra e venne posto in una bara chiusa da un vetro trasparente ed esposto alla Segreteria del Lavoro.

La fila dei visitatori raggiunse circa i due chilometri. Le persone aspettarono anche per dieci ore, pur di dare l'ultimo saluto a Evita. Il 9 agosto la bara venne posta su un affusto di cannone, circondata da una marea di fiori e da due milioni di spettatori, portata prima al Congresso, poi alla CGT (Confederazione Generale del Lavoro), dove rimase.

Il 23 settembre 1955 scoppiò quella che venne chiamata la Revolución Libertadora.

L'insurrezione depose Perón, fuggì in esilio in Spagna. Bloccata la costruzione del mausoleo, il corpo di Evita venne lasciato al responsabilità del nuovo presidente che lo affidò al tenente colonnello Carlos Eugenio Moori Koenig, nominato capo del servizio informazioni dell'esercito.

Nei mesi successivi Koenig escogitò "Operazione Evasione", nascondere la salma di Eva, poiché i militari della Revolución Libertadora temevano che qualsiasi posto destinato a ospitare quei resti si sarebbe trasformato in un luogo di culto.

La CGT venne occupata dall'esercito e, nella notte del 22 novembre, venne sequestrato il cadavere di Evita. Moori Koenig mise il cadavere in un furgone, dove lo lasciò per diversi mesi: le spoglie vagarono in numerosi edifici militari, sempre sotto sorveglianza, protetta e nascosta. Quando il colonnello Koenig si rese conto che non poteva continuare a spostare la salma di Evita da un luogo all'altro, né poteva distruggerla (avrebbe causato una rivolta), la trasportò nel suo ufficio, dove rimase fino al 1957. Si dice che Koenig la mostrasse ogni tanto ai suoi ospiti.

Vi furono diverse finte salme, perlopiù copie in pietra o statue di cera, a lei attribuite per ingannare i peronisti. Evita fu seppellita sotto il nome di Maria Maggi, vedova de Magistris nel cimitero maggiore di Milano o, secondo altri, nel cimitero vecchio di Sforzatica a Dalmine (Bergamo). Come ricorda una lapide posta nel cimitero di Milano, il 1º settembre 1971 venne riesumata e il corpo fu riconsegnato a Perón nella sua villa di Madrid.

Solo nel 1974 la salma tornò in Argentina, accolta da una moltitudine di sostenitori; Perón era stato eletto nuovamente Presidente nel 1973, morì pochi mesi dopo il rimpatrio del corpo di Eva, lasciando la leadership alla terza moglie Isabel Martínez de Perón; i militari, che la deposero con un golpe nel 1976, s'impadronirono della salma di Evita, che alla fine, per ordine del dittatore Jorge Rafael Videla e tramite il generale Emilio Eduardo Massera, fu riconsegnata alle sorelle Blanca ed Erminda; fu infine seppellita privatamente nel cimitero della Recoleta, dentro la cripta della cappella della famiglia Duarte-Arrieta, accanto alla sorella Elisa (coniugata Arrieta, morta nel 1969).

Vista la precedente profanazione del corpo di Juan Perón nel 1988 e i tentativi numerosi di impadronirsi della salma di Evita, il governo argentino ha costruito un particolare sistema di sicurezza

La figura di Evita Perón e la sua vicenda umana - che hanno commosso la fantasia popolare di tutto il mondo nell'immediato dopoguerra - ha ispirato, oltre che numerosi scrittori, anche il mondo della musica e del cinema. La sua immagine divenne di culto nel suo paese tanto che le furono dedicate città, una provincia e la sua autobiografia. La razón de mi vida (La ragione della mia vita) divenne testo obbligatorio nel sistema educativo argentino. Evita fa parte anche dell'immaginario politico come emblema della sinistra peronista argentina, invisa alle classi elevate anglofile. Il suo stile di moda, comprendente sia gioielli, abiti di lusso, tailleur, pellicce, sia abiti più popolari, e le sue acconciature con chignon o alla pompadour divennero molto noti non solo in Argentina. Alcuni dei suoi gioielli (ammontanti in totale al valore di sei milioni di dollari, compresa una tiara in diamanti donata alla first lady dalla coppia reale olandese, la regina Giuliana e il principe consorte Bernardo) furono rubati (per un valore di quattro milioni) nel 2009 e ritrovati a Milano circa due anni dopo.

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