Venerdì, 26 Novembre 2021 18:33

No alla vendita di Isola Isca, di Edoardo De Filippo. Ecco i perchè di Archeoclub.

Scritto da A.C.

 Si parla di prezzo di vendita di oltre 10 milioni di euro. Era il rifugio dell'attore Edoardo De Filippo.

 

Stefano Ruocco, Presidente di Archeoclub D’Italia sede di Massa Lubrense afferma: “L’Isolotto della Isca (noto anche come Galluzzo o Isola di San Pietro), lungo la costa Salernitana della Penisola Sorrentina, conserva testimonianze storico archeologiche di notevolissima importanza. In una relazione che abbiamo presentato alle istituzioni, evidenziamo questa ricchezza e dunque il perché sarebbe importante impedire la vendita dell’Isolotto di Eduardo”.

Nella relazione presentata da Archeoclub D'Italia sede di Massa Lubrense si leggono le parole dell’archeologo Paolino Mingazzini in Surrentum del 1946 riferisce che tra le sei ville marittime meglio conservate lungo la costa sorrentino-amalfitana vi è quella insulare dell’Isca, interessante, perché molto varia nel suo complesso, di piccole dimensioni, consente ancora la lettura dei cinque elementi fondamentali che la costituivano (la domus, le due grotte, il belvedere lungo ed il belvedere sopra il porto).

L'approdo piccolo, la villa ha due approdi che ancora oggi formano i soli punti di sbarco sull'isola. Gradini tagliati nella roccia e la suddetta rampa, che è sostenuta da muretti in reticolato di tufo, segnano l'antico tracciato della salita stretta e ripida, che in tre tratti conduce al piano dell'isola.

La grande cisterna a pianta è irregolare, perché la cisterna in parte è appoggiata contro la roccia, destinata a sorreggere un vano, di cui non è rimasto che un piccolissimo tratto, nel quale si nota un pezzo di parete stuccata, il che indica che questo vano era abitabile. La domus. La posizione a picco sul mare ed in prossimità dell'approdo, nonché dirimpetto alla costa, rendevano quasi obbligatoria una terrazza in questo punto.

Lo xystus I due muri in cocciopisto ad angolo fra loro. La struttura è in spezzoni di roccia locale, il bordo del pavimento in cocciopisto, nonché due muri di sostegno sporgenti dal suolo scosceso verso sud ovest. Il suolo nasconde probabilmente gran parte del resto. Più in là, verso sudovest, un muro a picco sul mare è tutto quello che rimane di un parapetto che girava tutt'intorno ad un'insenatura sulla quale si apre una ampia grotta marina. Non c'è dubbio che unicamente per il panorama fu qui posto un terrazzo protetto dal muretto in questione. Nulla invece di artificiale sembra esserci mai stato sul versante Sud, ossia dal lato del mare aperto.

L'approdo grande con la scala, le grotte, piccola e grande.

L’approdo all’isola avviene allo stato esclusivamente dall’attracco moderno a valle della villa.

Lo xystus invece è oggi un rigoglioso uliveto mentre i ruderi delle scale di accesso alle grotte/ninfei sono inaccessibili a causa di vari cedimenti verificatisi nel tempo.

Sull’Isca non sono mai stati effettuati scavi regolari, tuttavia nel 1913, quando divenne di proprietà della famiglia Astarita, furono rinvenuti diversi oggetti antichi, tra cui una lucerna di importazione tunisina. Questa lucerna, assolutamente integra, fu poi donata da Mario Astarita a Papa Paolo VI nel 1967 e si trova oggi nella famosa collezione Astarita del Museo Gregoriano Etrusco in Vaticano, anche se non esposta. Non abbiamo notizie invece degli altri materiali rinvenuti. Per quanto riguarda la lucerna in argilla, sappiamo che è lunga 11,5 cm e larga circa 7,7 cm. Su di essa possiamo vedere un’iconografia molto particolare: sul disco concavo è rappresentato un delfino in rilievo, che nuota verso l’ansa; il corpo è solcato sul ventre, sulla testa e sulla coda. Il delfino era un simbolo importante per gli antichi, esso era considerato l'animale che conduceva sul dorso i defunti fino al soggiorno delle Isole dei Beati. Il delfino era anche associato ad Apollo, a sua volta assimilato alla figura di Cristo. Presso i fedeli cristiani, dunque, il divino cetaceo appare come un simbolo chiaramente positivo, cristologico. Per quanto riguarda la struttura in sé, possiamo notare i bordi delimitati da una scanalatura e ornati da un motivo a doppia palmetta incisa. Al centro del disco, invece possiamo notare un foro: si tratta di un infundibulum, il foro di alimentazione della lucerna a forma di imbuto. L’ansa, il manico della lucerna, è piena, scanalata e carenata verso il fondo. In base alla tipologia e all’iconografia il reperto può essere datato negli ultimi anni del IV secolo e inizio del V secolo d. C.

Questo reperto paleocristiano ci riporta immediatamente alla vicina insenatura di Crapolla dove, secondo numerosi storici, sul pianoro soprastante la spiaggetta, sarebbe sorto un tempio dedicato ad Apollo, sui cui ruderi fu eretta la celebre Badia Benedettina dedicata a San Pietro Apostolo. Di questa abbazia sono ancora visibili importanti vestigia, oggetto, da alcuni anni, di importanti studi e scavi ad opera dell’Università Federico II.

Manca ad oggi una approfondita indagine archeologica dell’isolotto, Archeoclub auspica avvenga quanto prima.

"D'altronde l’isolotto Isca, trovandosi lungo le più antiche direttrici marittime della costa Tirrena, note fin dal tempo dei Micenei, in un punto strategico, tra le Le Sirenusae (oggi arcipelago de ‘Li Galli’) e il santuario di Athena di Punta Campanella, conserverà sicuramente altre importanti e più antiche testimonianze archeologiche che non possono non essere protette, valorizzate e assicurate nei beni a disposizione di tutta la comunità."