Scrisse il poeta francese Jacques Prevert “Quelle idiotie que la guerre!”
E questa idiozia sanguinaria si ripete periodicamente da tempo immemore, si può dire sia nata con l’uomo stesso, come figlia bastarda dell’animo umano. Dunque, le incomprensioni, la voglia di prevaricare, la perversa volontà di dominio, hanno generato la Guerra. Molta arte, sia essa pittura, musica, ma soprattutto scrittura, hanno parlato del dramma che da sempre, incomprensibile e violento trascina il genere umano in vortici di sangue, distruzione e morte. E in un luogo dove la guerra “rivive” e si racconta è il teatro.
E appunto in questo luogo magico, dove tutto può accadere, che a giorni andrà in scena – “Ma che guerra è?”.
Un lavoro scritto da Michele Di Mauro, attore e regista.
La storia è ambientata in Abruzzo, regione investita e colpita in pieno e martoriata dal tragico evento, qualche tempo prima, ma soprattutto dopo il fatidico otto settembre 1943. Uno scienziato, dapprima al servizio del regime, ha l’incarico di costruire armi avanzate, appunto per conto del fascismo, ma una volta scoperto il suo doppio gioco (in realtà sta lavorando ad un altro progetto di caratura più nobile- una macchina del tempo che possa portare pace) gli viene revocata la tessera. Tra luglio e ottobre dello stesso anno, egli, che vive in una vecchia casa, sta per concludere il suo lavoro, quando entrano alcuni personaggi che vogliono ripararsi perchè ricercati; chi dai tedeschi, chi dai partigiani. E’ l’occasione per raccontarsi le loro storie, e come da “un copione” del destino escono fuori le incomprensioni e i rancori. Spettacolo di valenza storica e culturale, si ha l’impressione che in scena siano spariti i personaggi per far posto a persone vive, in carne, ossa , sangue, lacrime, dolori.
E’ un continuo rinascere e morire dietro ogni battuta, ogni pausa. L’ambiente è pervaso da struggenti malinconie e rabbie mai sopite, ma di volta in volta vengono in scena anche ritmi brillanti o comici. Gli attori danno vita a toni drammatici intensi e trascinanti anche nel riso, seppur amaro, che solo la perversione della guerra può lasciare. Rancori, che a tutt'oggi, a ottanta anni dai tragici eventi, ancora stritola I dibattiti e I dialoghi, ne abbiamo esempi abbondanti nei cosiddetti talk-shows, che sono ormai diventati scontri tra ultras tifosi.
Dunque lo scienziato Michele, ha in mente un sogno; costruire una “macchina del tempo per la pace”, ma arrivano quelle persone…Il richiamo letterario è al famoso romanzo di H.G.Wells “The Time Machine” è paradigmatico, sebbene gli scopi e l’epilogo siano completamente diversi.
Merito di Michele Di Mauro è aver messo in scena una scrittura, pulita, libera dagli schemi asfissianti dell’ideologia (tragica trappola dove si cade raccontando la storia) In questo lavoro, seppur piacevole nell’ascolto, toni, pause, inducono a brividi trascinanti della memoria, che avvolgono in un unico tutta la fisicità dello spettatore. Insieme a Di Mauro, sono in scena Lina Bartolozzi, Martina D’Addazio e Luigi Ciavarelli con la regia dello stesso Di Mauro. Il tutto in scena al Teatro Cordova a Pescara 19 aprile ore 21.