Lunedì, 18 Gennaio 2021 17:28

Azzurrina - I parte

Scritto da Marco Battista

 

Appuntamento con il fantastico.

Cosa fa Cristina quando si chiude nella sua stanza e ordina a sua figlia Monica di non disturbarla nelle successive due ore?

 È una domanda alla quale Monica non sa rispondere, perché solo la madre conosce il proprio segreto. E quando esce dalla sua stanza, Monica nota sempre qualcosa di strano in lei: una volta le sue scarpe sono sporche di fango, un'altra volta ha le mani insudiciate, un'altra volta ancora il suo vestito emana uno strano tanfo di terra. Ma come può ridursi così se resta chiusa in camera? Questa è la domanda che Monica le pone una sera, prima di mettersi a letto. La madre la ascolta dolcemente, poi le accarezza il viso e le sussurra: - Nulla, cosa vuoi che faccia? -

Monica, che per sua natura è diffidente, decide di vederci chiaro. Non sa con precisione cosa fa dentro quella stanza, ma qualcosa deve nascondere per forza. Scopre che sua madre esce dalla finestra che ridà sul retro e percorre la via sterrata che sbuca nei pressi di un vecchio casolare, al centro del quale c'è una porta. Monica attende che sua madre la oltrepassi per seguirla, e una volta all’interno viene investita da un odore di chiuso e muffa. Che cosa va a fare sua madre in un posto come quello? Pensa addirittura di essere preda di allucinazioni, e forse è proprio così. La vede avvicinarsi e parlare con Assuntina, una donna conosciuta in paese per il suo interessamento alle arti magiche. Sua madre deve assolutamente darle delle spiegazioni, e quella sera decide di affrontarla.

- Perché non dici la verità? - Non ha il coraggio di confessarle che l'ha seguita. 

- Ma cara, te l’ho già detto, mi riposo. –

- E le scarpe sporche di terra? E poi le tue mani, il tuo vestito... –

Cristina si fa seria.

- È meglio che tu resti all’scuro di quello che faccio. –

Molti anni dopo...

- Guarda cos’ho trovato rovistando nel vecchio baule della nonna? - esclama Lillo con un’espressione affascinata.

- Che cosa? - Mary gli si avvicina curiosa.

- Non lo so, sembra uno scrigno. - le risponde provando ad aprirlo.

- Dai, andiamo via. Se la mamma scopre che siamo venuti in mansarda a ficcare il naso si arrabbia. -

- Sì, lo so. Ce l’ha detto mille volte di non venire qui a giocare, ma restiamo ancora un attimo. -

- Sono riuscito ad aprirlo. - Lillo solleva il coperchio e si ritrova un fagotto avvolto da alcuni fogli di giornale. - E questo che diavolo è? - Lillo è ancora più incuriosito. 

- Non lo vedi? È una bambola. -

- Mi chiedo perché è fra le cose della nonna. -

- Forse ci giocava quando era piccola. -

- Ora che ci penso, - riprende Lillo - ricordo che un giorno ho sentito che parlava alla bambola. -

- Allora è vero, la nonna giocava con le bambole! - ride divertita sua sorella. 

- No Mary, la nonna non giocava con questa bambola. Lo sai cosa si diceva della nonna? - 

Mary dice di no con la testa. Lillo le si avvicina.

- Si dice che frequentasse una fattucchiera di nome Assuntina. -

- Cos’è una fattucchiera? - 

- È una strega. E anche la nonna era una strega. -

Mary è una bambina facilmente impressionabile e Lillo si aspettava che si spaventasse, invece non mostra alcuna emozione. 

- Dai, tiriamola fuori. – dice invece Mary, e subito la libera dai fogli di giornale.

- Aspetta. - le ordina Lillo.

- E adesso che c’è? -

- Non lo so... Tutta questa terra... Non credo sia una buona idea. -

- Di che hai paura? Mica ci voglio giocare?! -

- Ma è brutta. -

- Non è vero, non è brutta e poi ha qualcosa nel suo sguardo che mi attrae. -

- Ora basta, Mary. Rimettila subito nella scatola. -

- No, voglio tenerla con me. - esclama portandosela al petto.

- Ma sei impazzita? - la ammonisce. - La mamma ci ucciderà se lo viene a sapere. - Mary fa una smorfia.

- E allora non glielo diremo. Semplice. - 

- Sei una testa dura, ecco cosa sei. -

Lillo inizia a innervosirsi, ma si infuria con la sorella quando si accorge che la mamma li sta cercando. 

- Maledizione, siamo fritti. Te l’avevo detto che ci avrebbe scoperti, ed è tutta colpa tua. -

- Non ci ha scoperti, e poi è stata tua l’idea di venire in soffitta. -

- Va bene, ma ora lascia la bambola e andiamo via. -

- No, non la lascio. Voglio portarla con me. -

- Mary, ti prego. Lo sai che succede se la mamma scopre che le abbiamo disubbidito. Lo dirà a Rodolfo. -

Per un attimo Mary è tentata di rimettere la bambola al suo posto, ma alla fine decide di sfidare la sorte. Non era la prima volta che il patrigno la picchiava per cose di poco conto, almeno questa volta ne valeva la pena.

- Ti prego, non ho mai avuto una bambola tutta mia. - Mary la tiene stretta al petto, nonostante emanasse un cattivo odore e fosse sporca di terra. - Non ho un giocattolo nuovo da quando nostro padre se n’è andato. - Lillo china gli occhi. – Lo so, Rodolfo non è bravo come lo era papà. -

- Va bene, va bene. Puoi tenerla, ma ora torniamo sotto, ti prego. -

- D’accordo. – esulta soddisfatta. Mentre Mary nasconde la bambola fra le pieghe del vestito, Lillo rimette tutto in ordine e scendono al piano di sotto. Nella loro camera, tornano a parlare della bambola.

- Mi spieghi una buona volta che cosa ci trovi in quella bambola? Ha uno sguardo inquietante. -

Mary sorride teneramente.

- Dici così solo perché è sporca, ma piacerà anche a te appena l’avrò ripulita. Ma Mary non aveva detto tutto al fratello. Un giorno aveva visto la nonna riempire la bambola con la terra che aveva raccolto dal cimitero. Sua nonna era conosciuta in paese come una fattucchiera in grado di curare i mali, ma anche di lanciare malocchi e malefici. Usava quella terra anche per concimare le sue piantine aromatiche che usava per cucinare e che ostentava con orgoglio sul davanzale della cucina. Diceva che quella terra aveva qualcosa di magico e che era capace di far crescere più forte e più in fretta qualsiasi cosa vi si piantasse. Non è che magari sperava che, per qualche assurda ragione, avrebbe avuto sulla bambola lo stesso effetto che aveva sulle piantine? Il mattino dopo, in occasione di una momentanea assenza della mamma, Mary torna in soffitta, prende lo scrigno, poi scende in cucina e si procura un paio di forbici, mentre da un cassetto della macchina per cucire prende ago e filo. Torna in camera e con la forbice incide la pancia della bambola e la riempie di terra, dopo di ché la ricuce maldestramente.

       Quel pomeriggio Rodolfo chiama Mary a voce alta, che accorre preparandosi al peggio.

- Cos’è questa cosa? - urla Rodolfo indicando la bambola sulla mensola della cucina. La sua voce riecheggia per tutta la casa.

- È la mia bambola. - risponde portandola al petto come per proteggerla. 

- Era la tua bambola, ora è sequestrata. - 

- Ma non puoi farlo. È mia, me l’ha regalata la nonna prima di morire. E poi mi ha guardato. -

- Cos’ha fatto la tua bambola? Mi sa che sei tutta matta, proprio come tua nonna. -

Mary ci resta molto male a sentire parlare male della nonna, ma non osa replicare. Sa di cosa è capace di fare il suo patrigno. 

La cameretta di Mary è stranamente ordinata e a sua mamma non sembra vero che sia diventata così disciplinata. Le sue prediche hanno finalmente dato i risultati. Ma la verità è che da quando ha la bambola con sé, non ha più toccato gli altri giocattoli. 

- Dovrai darle un nome, non puoi continuare a chiamarla “la mia bambola”. - le fa notare suo fratello.

- La chiamerò Azzurrina, come il colore dei suoi capelli. -

Mary e Azzurrina passano molto tempo insieme, e col passare del tempo diventano sempre più inseparabili. La ragazzina se la porta ovunque, anche a scuola. La nasconde nello zaino, ma non ha mai voluto tirarla fuori per farla vedere ai compagni. Come si sarebbe giustificata se la bambola avesse spostato lo sguardo su uno di loro? L’avrebbero presa per una strega, proprio come sua nonna.

E appena torna a casa da scuola, la poggia sul suo letto e si lascia guardare da quegli occhi saettanti. È diventata la sua migliore amica, le confida tutto, persino la paura del loro patrigno. 

- La tua bambola cioè, Azzurrina, credo abbia voglia di parlare. Le dice Lillo una mattina, prima di andare a scuola.

- Come lo sai? -

Guarda, apre la bocca. -

Mary prende in braccio la bambola e nota uno strappo all’altezza della bocca.

- Prima non c’era. - 

- Non ci avrai fatto caso. In ogni caso mi stavo prendendo gioco di te, è soltanto una bambola di pezza e non può parlare. -

La ragazzina infila infastidita la bambola nello zaino e finisce di vestirsi. Quella mattina a scuola infrange la regola che lei stessa si era imposta, infila una mano nello zaino per prendere Azzurrina, ma un dito finisce nello strappo all’altezza della bocca e avverte un dolore improvviso e acuto. 

- Ahia! Ma che fai... - la rimprovera, ma si sente subito una stupida, una bambola non può mordere. Eppure il dolore è reale. Tasta interamente la bambola, ma non sembra esserci nessun ferretto che possa averla punta. Improvvisamente gli occhi di Azzurrina si animano, saettando da una parte all’altra.

- Forse hai fame. - esclama Mary con l’ingenuità di una ragazzina di dodici anni. - Ma che cosa mangia una bambola? - Ci pensa un po’ su, poi prende un pezzetto di gesso dallo zaino e lo infila nello strappo con una strana e amorevole curiosità. La bocca della bambola inizia a muoversi, scucendosi ai lati per poter fagocitare il gesso che la ragazzina sente sfilarsi dalle dita. Non è possibile, si è mangiata tutto il gesso. Torna a casa tutta eccitata, e nel momento di cacciarla dallo zaino, si accorge che la bambola è cresciuta. Ancora perplessa e sconcertata, la poggia sulla mensola della sala e corre da Lillo per raccontargli l’accaduto, chiedendogli di tenere la bocca chiusa. Ma è una storia troppo pazzesca per tenerla tutta per sé e quando quella storia arriva alle orecchie del patrigno, minaccia Mary di disfarsi della bambola, o lo avrebbe fatto lui. È tarda sera quando Rodolfo si alza svogliatamente dal letto disturbato da uno strano rumore. Quando raggiunge la sala nota due puntini luminosi fissi su di lui. L’uomo accende la luce e per un attimo gli sembra di vedere quella bambola che subito scompare dalla sua vista, Rodolfo avanza di qualche passo e improvvisamente la stanza ripiomba nuovamente nel buio. Anche Mary spunta dalla sua camera e chiede cosa stia succedendo, ma lui le risponde malamente, inveendo contro di lei.

- Vattene subito a letto! - urla. E appena lei si rinchiude spaventata nella sua stanza, l’uomo prova inutilmente a riaccendere la luce. Cerca il suo telefonino, ma stranamente non è dove lo aveva lasciato.

- Ma che sta succedendo? - si chiede l’uomo, in preda alla confusione. Improvvisamente si sente strattonare violentemente i pantaloni, perde l’equilibrio e cade maldestramente. L’uomo batte violentemente la testa sul pavimento. 

Eleonora e Lillo, allarmati dal rumore, raggiungono l’uomo ancora dolorante a terra. 

- Che è successo? Sei scivolato? Ti sei fatto male? - gli chiede Eleonora, mentre Lillo osserva impietrito. 

- La bambola! È stata quella maledetta bambola! -