Lunedì, 21 Settembre 2020 17:30

Levatino. Il 'giudice ragazzino' ucciso dalla Stidda e il processo di beatificazione.

Scritto da Angela Curatolo

Rosario Livatino ucciso dalla Stidda nel 1990, due guarigioni

Venne ucciso il 21 settembre del 1990 ad Agrigento sulla SS 640 mentre si recava, senza scorta, in tribunale, per mano di quattro sicari assoldati dalla Stidda agrigentina, organizzazione mafiosa in contrasto con Cosa nostra. Era a bordo della sua vettura, una vecchia Ford Fiesta color amaranto, quando fu speronato dall'auto dei killer. Tentò disperatamente una fuga a piedi attraverso i campi limitrofi ma, già ferito da un colpo ad una spalla, fu raggiunto dopo poche decine di metri e freddato a colpi di pistola. Del delitto fu testimone oculare Pietro Nava, sulla base delle cui dichiarazioni furono individuati gli esecutori dell'omicidio.

Rosario Livatino nacque a Canicattì nel 1952, impegnato sn dal Liceo nell'Azione Cattolica, nel 1978, dopo essersi classificato tra i primi in graduatoria nel concorso per uditore giudiziario, entrò in magistratura presso il Tribunale di Caltanissetta. Nel 1979 diventò sostituto procuratore presso il tribunale di Agrigento e ricoprì la carica fino al 1989, quando assunse il ruolo di giudice a latere. Nella sua attività si era occupato di quella che sarebbe esplosa come la Tangentopoli siciliana e aveva messo a segno numerosi colpi nei confronti della mafia, attraverso lo strumento della confisca dei beni. Otto mesi dopo la morte del giudice, l'allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga definì 'giudici ragazzini' una serie di magistrati neofiti impegnati nella lotta alla mafia: La sua figura è ricordata nel film di Alessandro Di Robilant Il giudice ragazzino, uscito nel 1994; è invece del 1992 il libro omonimo, scritto da Nando dalla Chiesa, che portò all'erronea attribuzione del nomignolo al magistrato ucciso.

Nel 2006 è stato realizzato il documentario La luce verticale per promuoverne la causa di beatificazione. Nel 2016 il documentario Il giudice di Canicattì, di Davide Lorenzano con la voce narrante di Giulio Scarpati (suo interprete nel film di Di Robilant), trasmesso il 12 dicembre 2017 su Rai Storia, esplorò la personalità del magistrato, rivelando immagini inedite e nuovi episodi di vita.

Nel 1993 il vescovo di Agrigento, Carmelo Ferraro, ha incaricato Ida Abate, che del giudice fu insegnante, di raccogliere testimonianze per la causa di beatificazione. Il 19 luglio 2011 è stato firmato dall'arcivescovo di Agrigento, Francesco Montenegro, il decreto per l'avvio del processo diocesano di beatificazione, aperto ufficialmente il 21 settembre 2011 nella chiesa di San Domenico di Canicattì.

Durante la fase diocesana hanno testimoniato 45 persone sulla vita e la santità di Rosario Livatino, e tra questi anche Gaetano Puzzangaro, uno dei quattro killer mafiosi del giudice, intervistato in carcere dal giornalista canicattinese Fabio Marchese Ragona. Si è a conoscenza, inoltre, di due presunti miracoli attribuiti all'intercessione del giudice Livatino e che dovranno essere verificati.

I casi riguardano due guarigioni. La prima è avvenuta ad una donna pugliese, che era affetta da leucemia e che afferma di essere stata guarita in seguito ad un'apparizione del giudice. L'altro caso è avvenuto nel 1993 ad un’altra donna, la signora Elena Valdetara Canale, anch'essa affetta da leucemia che l’avrebbe condotta, secondo i medici, a morire entro un anno e mezzo. La malattia aveva portato la donna, dopo 3 anni, al punto di non essere autosufficiente, fino a quando un giorno vide su un giornale la foto del “giudice ragazzino” e ne rimase molto colpita; da quel giorno le condizioni della signora Valdetara Canale cominciarono a ristabilizzarsi fino ad arrivare alla guarigione.

Ultima modifica il Lunedì, 21 Settembre 2020 17:40