Re Ceccone, dal cognome unico, per un concessione del Re Vittorio Vittorio II nelle campagne dove lavoravano i suoi avi, che donò il suffisso Re ai contadini di Nerviano, giocò anche in Nazionale under 23 scelto da Bearzot e nei Mondiali di calcio Germania Ovest 1974 convocato da Valcareggi.
Purtroppo la storia del campione termina tragicamente la sera del 18 gennaio 1977, quando Re Cecconi si trovava con due amici, il compagno di squadra Pietro Ghedin e il profumiere romano Giorgio Fraticcioli, in una gioielleria di nella zona di Collina Fleming a Roma. Accompagnava il suo amico per consegnare alcuni campioni di profumo. Nonostante molti punti bui della vicenda, si pensa che Re Cecconi avesse simulato, per scherzo, un tentativo di rapina e che l'esercente avesse reagito sparando, non avendo riconosciuto il campione.
Colpito in pieno petto morì in ospedale alle 20:04. Arrestato e accusato di "eccesso colposo di legittima difesa", il processo terminò con assoluzione per "aver sparato per legittima difesa putativa".
Nel 2012 è uscito il libro inchiesta dello scrittore Maurizio Martucci, che attacca la versione ufficiale sulla morte del calciatore.
Morendo a soli 28 anni, Re Cecconi lasciava la moglie Cesarina, la figlia Francesca di pochi mesi e il figlio Stefano di due anni. Le sue spoglie furono tumulate nel cimitero della natia Nerviano. Poco dopo la morte, l'ingegnere Agostino D'Angelo, dirigente della Lazio e suo grande amico, inaugura la Fondazione Luciano Re Cecconi - Contro la violenza.