C’è chi riesce a trasformare i sogni in realtà perché crede che le storie non sono solo fantasie. La vita del piccolo Heinrich Schliemann, amante dei classici omerici, cambia a 6 anni quando il padre gli regala l’enciclopedia “Storia Universale per ragazzi” e vedendo un’illustrazione pensa che Troia è davvero esistita. Cresce, da garzone di bottega diventa un un uomo di successo, impara 15 lingue, dopo tanti anni il suo sogno rimane Troia. Prmai abbastanza ricco si reca in Turchia sulla collina di Hisserlink e dopo anni di scavi nescopre una cittadella con tracce di incendio: aveva portato alla luce Troia. Beh non proprio quella di Omero, ma convince il mondo che è esistita, spingendo a scoprire 9 strati negli anni a venire. La riportò alla luce tenedo fede alla promessa fatta se stesso. Schliemann cuore di fanciullo resterà per sempre il padre dell'archeologia.
Il 6 gennaio 1822 nasce a Neubuckov, Mecklemburgo-Schwerin Heinrich Schliemann e cresce in un piccolo villaggio, Ankershagen, figlio del pastore della parrocchia. Lì Heinrich trascorre i suoi primi anni di vita. Quel villaggio, pieno di leggende influenza la sua fantasia; come quella del fantasma del precedente parroco che si aggirava nel giardino della parrocchia; o quella del laghetto chiamato “Scodella d'argento”, da cui la notte emergeva lo spirito di una fanciulla con una scodella in mano. E nei pressi del villaggio c'era una antica tomba pagana nella quale si diceva un cavaliere gigante avesse sepolto il suo bimbo in una culla d'oro; inoltre c'era anche un castello medioevale con tanto di fantasmi e passaggi segreti.
Il padre la sera gli racconta le storie dei popoli antichi e dei miti omerici e di Troia. La scoperta della completa distruzione di Troia lo incuriosisce molto. E quando suo padre gli regala “Storia Universale per ragazzi” del dr. George Jerrer, scorge una illustrazione della città che da anni lo affascinava in fiamme. Si rivolge al padre e gli dice: "Ti sei sbagliato, Jerrer ha visto Troia altrimenti come avrebbe potuto descriverla così.” E al termine della conversazione il piccolo, entusiasta, aggiunge: “io la ritroverò, la riporterò alla luce!” A dieci anni, tanto era colpito dalla ricerca della città di Troia che scrive, in un cattivo latino, un poema dedicato a Troia.
L'unico amore della sua vita: Minna.
Tale è la sua fissazione che quando gioca con i ragazzi del villaggio non fa altro che parlare di Troia suscitando il loro scherno e risa. Solo una sua amica Minna gli crede e sogna insieme a lui. Lei sarà il suo più grande, forse unico amore. Ma ancora piccoli devono separarsi e al dolore della morte della madre si aggiunge quello della perdita dalla sua cara Minna. Dopo 5 anni da quella separazione si incontrano per pochi minuti, ed entrambi piangono per la commozione. Schliemann decide di impegnarsi negli anni futuri per diventare un uomo degno di sposare la sua Minna e sperando terribilmente che lei non prenda marito prima di quel momento.
Spinto dall'amore per la sua Minna, da garzone diventa in 10 anni un mercante indipendente della prima corporazione di Pietroburgo. A soli 19 anni rifiuta un lavoro sicuro per imbarcarsi per l'America senza denaro, e durante un naufragio perde tutto. Ma è un uomo consapevole del fatto che può vivere solo mettendo in gioco se stesso, osando ogni giorno.
La scalata al successo
Ha la capacità di sfruttare la memoria e impara 15 lingue, per le prime 6 occorrono 6 mesi e poi per le successive solo 6 settimane. Dopo 10 anni dal naufragio, parte nuovamente per l'America e apre una banca a Sacramento, sfugge a stento da un incendio a San Fracisco. Gira il mondo sempre attratto da Paesi sconosciuti e annota su un libretto da viaggio le sue sensazioni e tutto ciò che vede. In seguito ad un incidente, in cui solo il suo libretto da viaggio si salva, gli amici lo chiameranno Giona.
Nel suo diario racconta come notte e giorno s'impegna per imparare l'inglese, poi lo spagnolo, il portoricano, il francese, l'olandese e anche l'italiano.
Amore tomentato
S'mpegna fino in fondo, spinto solo dal desiderio di sposare Minna. E finalmente quando ormai si sente degno di lei scrive una lettera al padre dell'amata per raccontare tutte le sue vicissitudini e per chiederla in moglie. Ma gli viene risposto che lei è già sposata. Il dolore e la delusione che Schliemann descrive nel suo diario sono così forti e densi che egli stesso afferma: “credevo che non avrei mai potuto superare il dolore della perdita di Minna.” Quello stesso amore prima lo aveva spinto ad essere un uomo di successo e poi gli aveva dato uno dei più grandi dolori.
La ricerca.
Sposa una russa ma il matrimonio finisce presto. Nel 1869 è la volta del suo secondo matrimonio con Sophia Kastromenos. Ma il suo unico obiettivo è cercare di realizzare il sogno fanciullesco: scoprire le rovine dell'amata Troia, come aveva promesso sia a suo padre, sia a Minna. E così fu. Cercò Troia su una collina detta Hissarlik, tra il mar Egeo e lo stretto dei Dardanelli, in Turchia. Nel 1870 comincia gli scavi e nel 1873 scopre una cittadella con tracce di incendio: aveva portato alla luce Troia.
Nel 1879 porta avanti gli scavi a Micene, condotto dalle opere del geografo greco Pausania, convinto che lì erano stati sepolti i re greci. Proprio in tale occasione trovò alcuni tumuli e all'interno la maschera che allora si credeva del re Agamennone.
Nel 1890 Schliemann muore a Napoli, dove attendeva il permesso per nuovi scavi.
Gli Scavi.
Gli scavi sulla collina avevano rivelato diversi strati della città, tutti insediamenti di epoche diverse. Così anche dopo la sua scomparsa, dal 1891 al 1897, i lavori vengono portati avanti dall'archeologo tedesco Wilhelm Dorpfeld, che ne scopre ben 9 strati. Successivamente conclusi dall'americano C.W. Blegen dal 1950 al 1953.
Nella pianura sottostante la collina ci sono diversi tumuli e Heinrich Schliemann aveva ipotizzato vi fossero le sepolture dei grandi guerrieri greci. Ma purtroppo quello che è stato trovato non è sufficientemente conservato per poter essere identificato.
Le critiche
Vien molto criticato per la sua scoperta, nonostante il fatto che si avvalga della collaborazione di innumerevoli studiosi. In particolare un vecchio capitano di artiglieria Ernst Boetticher lo attacca ripetutamente accusandolo di falso e sostenendo che Troia era una sola mega necropoli a incinerazione.
La polemica viene trascinata per anni e il capitano in pensione riesce, con la scusa di confutare Schliemann, a pubblicare tesi e obiezioni su giornali, riviste e libri. Quando la cosa va ben oltre sfociando negli insulti, allora Schliemann organizza un pubblico incontro e sapendo che i gradi di un capitano possono fare più presa sul pubblico invita un rispettabile professore dell'Accademia di Vienna; questi respinge integralmente le asserzioni del capitano. Il pubblico comprende che Schliemann, scopritore della città di Troia, merita più fiducia di Bioetticher, che non aveva neanche visto mai di persona gli scavi.
Egli è il padre dell'archeologia. Prima di lui l'archeologia era solo ricerca dell'arte classica, di tesori e vasi. Solo successivamente alla sua pertinacia, l'interesse dell'archeologia si è rivolto soprattutto alla successione degli strati, all'identificazione di una civiltà e del panorama umano di un'epoca.