- Salve, ha bisogno di aiuto? -
- Magari! Ho forato e non sono capace di cambiare la gomma. Mi aiuterebbe? -
- Ma certo. Ho capito subito che si trovava in difficoltà.
- Grazie mille. Mi chiamo Iris. -
- Sono il professor Gahl, piacere. È una fortuna che passassi di qui, Iris. Sa, con i tempi che corrono è facile imbattersi in qualche malintenzionato. - le dice sollevando l’auto con il cric, ma al momento di montare la ruota di scorta la sua espressione s’incupisce.
- Maledizione, è sgonfia. -
- Oh, no! Non possiamo farla riparare da un gommista? Ho appena finito di lavorare e sto tornando a casa. Sono sfinita. -
- Vuole cercare qualcuno che ripari la gomma a quest’ora? - abbozza un sorrisetto. - Sono le undici passate! -
- Ah, già... E ora che faccio... - si lamenta scoraggiata.
- Beh, se vuole posso accompagnarla a casa sua. -
- E la macchina? -
- Può lasciarla qui. Domani mattina porto la ruota da un gommista per farla riparare e poi torniamo qui a riprendere la sua auto. - L’uomo nota che Iris è titubante.
- Non abbia timore, sono un medico, di me si può fidare. - Le sue parole, accompagnate da un sorriso rassicurante, tranquillizzano la donna.
- Davvero si prenderebbe tutto questo disturbo? -
- Nessun disturbo, signora. E poi, se proprio vuole saperlo, aiutare una donna bella come lei è sempre un piacere. -
Iris sorride compiaciuta. È stata una fortuna che una persona così per bene si trovasse a passare proprio in quel momento, in quella fredda sera del ventinove febbraio.
- Allora va bene, ma solo se accetterà una ricompensa per il suo disturbo. -
- Non lo permetterei mai, signora. -
- Allora mi dica come posso sdebitarmi. -
- Beh, se proprio ci tiene un sistema ci sarebbe. Accetterò volentieri qualcosa che mi scaldi. -
Appena arrivati a casa, prima di cambiarsi d’abito, la donna invita il professore a servirsi da bere fra le bottiglie poste sul tavolino all’angolo del salotto.
Si versa un whiskey secco, mentre per Iris prepara qualcosa di più dolce.
Poi l’uomo solleva il bicchiere e lo svuota, dominando il bruciore che avverte nella gola.
Quando Iris lo raggiunge in salotto, l’uomo le porge il bicchiere con un caloroso sorriso e attende. Aspetta che la donna finisca di bere, poi inizia una lunga e noiosa spiegazione sul modo in cui si sarebbe occupato di far riparare la gomma della macchina e su tutta una serie di possibili orari in cui si sarebbero potuti vedere l’indomani per riprendere la macchina della ragazza. Un attimo dopo, Iris vede la stanza girarle intorno, poi più nulla. Ci sono voluti pochi minuti prima che sonnifero iniziasse a fare effetto.
La mattina dopo.
La stanza in cui si è svegliata Iris non è la sua, ma una tetra camera con le pareti di cemento grezzo male illuminata da una lampadina.
- Dove mi trovo? - si chiede in evidente stato confusionale. Cerca di sollevarsi dal letto, ma un dolore improvviso alla testa e un senso di nausea la costringono a restare allungata. Cerca di fare mente locale, ma tutto ciò che riesce a ricordare è che la sera prima aveva forato e uno sconosciuto si era fermato per soccorrerla, e poi... poi lei l’aveva invitato a prendere qualcosa da bere per ringraziarlo e poi... poi? Poi non ricordava più nulla. Il vuoto. Lentamente scende dal letto e cammina a piedi nudi sul pavimento gelido, raggiunge la porta metallica e scruta attraverso il vetro del piccolo oblò. Ed è allora che vede un uomo infagottato in una larga tuta bianca con un paio di occhiali protettivi, il casco e la mascherina. Aveva già visto altre persone vestite così ma solo in televisione, quando schiere di volontari si precipitavano da ogni dove per soccorrere i sopravvissuti colpiti da una calamità naturale. Prova ad aprire la porta.
- Inutile, è chiusa a chiave. -
Una voce maschile la fa sussultare.
- E tu chi sei? -
- Mi chiamo Theo. E tu? - fa un passo verso di lei, ma Iris si sposta indietro. Lui si blocca.
- Io sono Iris. Come sei arrivato qui? - indaga terrorizzata e scopre che anche a lui è toccata la stessa, strana sorte.
- Era notte, mi ero fermato per fare benzina quando a un tratto ho sentito un rumore di passi che si avvicinavano. Mi sono voltato e ho visto un uomo che confusamente sosteneva di essersi perso. Mi ha chiesto delle informazioni sulla direzione da prendere per tornare a casa, e poi... poi mi sono risvegliato qui. -
Iris inizia a sbattere le mani sulla porta.
- Ehi, aiuto! C’è nessuno? Aiuto! Ehi, mi sentite? -
Qualche minuto dopo, la ragazza dal vetro dell’oblò intravede l’uomo scendere il cunicolo, liberarsi delle protezioni e aprire la porta. Iris, che nel frattempo si è allontanata rannicchiandosi terrorizzata all’angolo della stanza, lo vede entrare con una sacca di tela. Theo se ne stava in piedi accanto alla ragazza.
- Non dovete aver paura. - dice con un tono rassicurante. Nonostante i due ragazzi siano ancora molto scossi, riconoscono immediatamente quella voce: è l’uomo che li ha soccorsi nella notte e che si è presentato loro come il professor Gahl. Probabilmente ha mentito. Iris respinge indietro un conato di vomito, prende fiato e chiede: - Dove siamo? -
L’uomo poggia la sacca sul tavolino al centro della stanza e si avvicina alla donna che lo guarda con un misto di orrore e curiosità.
- Come vi sentite? -
- Sono stanca. - Iris è spaventata dal suo aspetto possente e dalla voce roca, ma cerca di nasconderlo. - Ho mal di testa e nausea. -
- E tu, Theo? - si rivolge al ragazzo che però non gli risponde, si limita a fissarlo con occhi taglienti.
- È colpa dei sedativi. Avete dormito per giorni. - Il professore si siede svuotando la busta e mettendo sul tavolino latte e biscotti. Lo so che sarà difficile credere a ciò che sto per raccontarvi, ma è la verità. Siamo in un rifugio, e ci resteremo finché non sarà tutto finito. Iris si lascia sfuggire un urlo.
- Siamo prigionieri? E scommetto che lei non è un medico, come ci ha raccontato, ma il nostro carceriere. -
- Prigionieri?! No, che dici. State calmi, per favore. - risponde l’uomo. - Ma devo darvi una notizia sconvolgente: siete dei sopravvissuti. -
- Sopravvissuti?! - ripete Theo. -
- Voglio tornare a casa. - implora Iris piagnucolando, pensando di trovarsi di fronte a uno squilibrato.
- Non potete tornare più alle vostre case. Due mesi fa centinaia di aerei hanno rilasciato nell’aria di tutto il mondo un virus letale e presto l’intera civiltà sarà sterminata. -
Iris strabuzza gli occhi. Di certo è un pazzo, ma se lo asseconda forse non le farà del male.
- Due mesi?! Ma se ci siamo incontrati ieri sera... -
- E anch’io l’ho incontrata ieri sera. - si fa avanti Theo.
- Vi sbagliate. Siete stati sottoposti entrambi a un intervento chirurgico delicatissimo. Vi ho tenuti in coma farmacologico finché non sono stato certo della riuscita dell’operazione. -
- Siamo stati operati?! - ripete Theo incredulo.
- Sì. -
- E per quale motivo? - ribatte Iris furiosa. - Io sto bene. - Iris guarda d’stinto Theo che conferma a sua volta il suo buono stato di salute.
- Calmatevi. Non avevate nessun problema di salute, ma è stato necessario modificarvi. Qui siete al sicuro, ma ora dovete assolutamente mangiare per riprendere le forze. -
Gahl prende due tazze e le riempie di latte, poi apre la confezione dei biscotti e si allontana. Iris e Theo si trovano di fronte a più interrogativi che risposte. Sono confusi, disorientati, ma anche affamati. Si siedono a tavola, svuotano le tazze, poi riprendono a parlare con avida curiosità.
- Ho bisogno di uscire, sono certa che se sto ancora qua dentro finirò per impazzire. -
- Non si può senza una tuta protettiva. -
- Cosa c’è là fuori? -
- Niente. - l’uomo china gli occhi. - Fra un po’ non ci sarà più niente. Sarà tutto finito e ci saranno morti dappertutto. Non c’è elettricità e i cellulari non funzionano, l’aria è irrespirabile. Se uscite senza tuta protettiva, morirete in pochissime ore. Ma non preoccupatevi, non resteremo qui ancora per molto tempo. -
- Tu sei pazzo. -
Ancora una volta, il professore sospira.
- Se avete bisogno del bagno, in quello sgabuzzino ce n’è uno biologico. Usatelo, penserò io a svuotarlo. - Poi si sposta sulla parete opposta, scosta un’altra tenda e scopre uno scaffale con alcuni libri. - Li ho trovati dentro una casa abbandonata. - Il professore nota che la donna lo guarda con aria supplichevole. - Non preoccupatevi, ho il compito di prendermi cura io di voi, dovete solo fidarvi di me. -
Le parole di Gahl fanno rabbrividire i due ragazzi. È impossibile credere a ciò che ha raccontato loro senza poter verificare con i propri occhi.
- Ho bisogno di uscire. Devo farlo. Ne ho un assoluto bisogno, capisci? -
- Sì, usciremo e lei non può impedircelo. - I pugni stretti del ragazzo, fanno capire all’uomo che la situazione si sta facendo delicata e che potrebbe sfuggirgli di mano in qualsiasi momento. Ma non ha scelta, deve sostenere la sua parte fino in fondo. Ne va del loro futuro, e di tutti quelli che verranno dopo di loro.
- Non puoi. Te l’ho già detto, moriresti in poche ore. -
- E tu, allora? -
- Ho la tuta, ma ne ho una sola. Lasciare il rifugio è pericoloso anche per me. Ora devo uscire, cercate di stare calmi. Tornerò fra poco e vi porterò qualcosa. -
L’uomo lascia la stanza chiudendo dietro di sé la porta d’acciaio. Iris si guarda intorno, non ci sono orologi alle pareti, è impossibile rendersi conto del tempo che passa, si affaccia all’oblò, lo vede infilarsi la tuta protettiva, il casco e la mascherina e poi salire la stretta scala di metallo che, attraverso un cunicolo, lo conduce all’esterno. La donna si accascia sul letto e Theo la sente singhiozzare. Nelle ore che seguono il ragazzo si addormenta, mentre Iris, esausta dal pianto, si è svegliata del tutto. Ciò che sta accadendo va oltre la sua comprensione. Si alza, va in bagno, poi mangiucchia dei biscotti, infine cerca nel rifugio qualsiasi cosa che possa spiegare cosa sta succedendo. Si dirige verso lo scaffale, con un gesto rabbioso rovescia tutti i libri a terra provocando un rumore che fa sobbalzare Theo al letto.
- Ma che stai facendo?! Arrabbiarti non ti servirà a uscire di qui. -
- Sto cercando qualcosa che mi faccia capire cosa nasconde questo stronzo. - Ma in quel momento l’attenzione è subito catturata da qualcosa che sporge dalla parte alta dello scaffale. Si alza sulle punte e afferra il raccoglitore. Lo apre e scopre che contiene dei documenti scritti da qualcuno che deve sapere molte cose su quello che sarebbe accaduto in futuro al genere umano. Non si tratta delle solite previsioni di veggenti che si sono susseguiti nel corso della storia, ma di qualcosa di terribile e molto più devastante di una guerra batteriologica o dell’attentato alle Torri Gemelle. Quello che legge con crescente angoscia e curiosità riguarda terribili minacce rivolte al genere umano da parte di qualcuno di cui non ne comprende l’identità. Ma poi l’occhio le cade sul nome apposto in fondo all’ultimo foglio: Professor G. Istintivamente Iris guarda verso la porta col fiato grosso. Ma chi è questo G? E quale segreto nasconde? Ripone velocemente la cartelletta sullo scaffale, ma giura che ne parlerà con l’uomo che li tiene prigionieri e questa volta non lo lascerà stare finché non le avrà spiegato che cosa sta succedendo.
Poco dopo l’uomo rientra dopo essersi procurato alcune scatole di tonno e dei barattoli di fagioli che poggia sul tavolo. Iris scatta in piedi e con un gesto improvviso e inaspettato scaraventa tutto a terra.
- Perché ci tieni prigionieri? Ci stai mentendo riguardo a ciò che sta succedendo fuori, vero? -
- È arrivato il momento che lei ci fornisca delle risposte e badi che siano convincenti, altrimenti dovrà vedersela con me. - incalza il ragazzo.
L’uomo si china e raccoglie le cose rotolate sul pavimento.
- Calmati, ti prego. -
- No. - urla la ragazza. - Non ci calmiamo finché non ci avrai detto che sta succedendo là fuori. -
- So che è frustrante per voi essere bloccati qui senza sapere cosa sta succedendo, ma non ho altra scelta. -
- C’è sempre una scelta. E ora parlaci di tutte le minacce che il Professor G rivolge al mondo. - Lo sguardo di Theo si scurisce. - Chi è questo professor G? -
L’uomo sembra deluso.
- Avete letto il contenuto della cartellina? -
- Sì, ma non se la prenda con Theo. - Interviene Iris. - Sono stata io a prenderla. -
L’uomo sospira, ormai non ha più motivo di tenere nascosta la verità.
- È il rapporto che devo presentare ai miei superiori. -
- Lei è un militare, non è vero? - L’uomo scuote la testa.
- Ho capito, è un terrorista! -
- Non proprio. Ero al comando di una fabbrica. -
- Armi atomiche? - interviene Theo sarcastico.
- No, non sono un militare e nemmeno un terrorista. Fabbricavo i Terrestri. Ne producevo a decine, a seconda della necessità. -
- Tu sei fuori di testa. Credi davvero che sono così ingenua da credere a una storia così assurda? - Sbotta Iris. - Ti credi di essere Dio per creare gli uomini? -
- Non li creavo, li fabbricavo. -
- Oh, in tal caso ti consiglio di farti vedere da un dottore, ma dev’essere proprio bravo! -
- La tua ironia non mi coglie di sorpresa. Sono stato inviato sulla Terra diecimila anni fa e ne ho ancora molti da vivere. -
Theo alza un sopracciglio.
- Quanto... -
- Trentacinque, quarantamila anni. -
- Stronzate. -
- Davvero? Esistono farfalle che vivono quindici giorni e tartarughe che vivono centoventi anni. Per non parlare che in dieci ore crescono circa venti generazioni di batteri. Eppure questi esseri viventi sono prodotti dallo stesso DNA la cui struttura molecolare è uguale per tutti. -
- Tu sei completamente pazzo. - urla Theo che con uno scatto disperato raggiunge la porta, ma impreca e cade in ginocchio in preda alla disperazione quando si accorge che è chiusa a chiave.
- Ascoltatemi. - dice l’uomo senza scomporsi. - Non sono pazzo, e voi non avete scelta. - Il professore ha uno strano bagliore negli occhi.
- Siete stati scelti e questo deve farvi onore. -
- Scelti per cosa? Ma di che cosa sta parlando? - La voce di Iris trema terrorizzata. - Io voglio solo tornare a casa. Io sono una segretaria, non voglio fare cose brutte, la prego... - Piagnucola la ragazza.
- Non temere, non dovrai fare niente del genere. Lo prometto a entrambi. Ma non capite? I nostri destini sono simili, anche se opposti. - Lo sguardo dell’uomo si fa cupo. - Io sono il tramonto, voi l’alba. - I ragazzi lo ascoltano in silenzio, poi Iris prende la parola.
- Ammesso che io le creda, quale compito così speciale potrei essere chiamata a svolgere? Sono una semplice segretaria, gliel’ho detto. -
- Non spetta a me parlarvene e in ogni caso non preoccuparti, non è richiesta alcuna attitudine particolare per svolgere il compito che vi attende. Ma una cosa ve la voglio anticipare: io ho avuto il compito di iniziare la vostra civiltà, a voi quello di iniziarne una nuova, migliore. -
- Ma che sta dicendo?! -
L’uomo distoglie lo sguardo, è difficile spiegarsi, ma lo è ancora di più essere creduto. Ma Theo insiste.
- Non ci credo. Non siamo così speciali come vuole farci credere. -
- Fino a due mesi fa, no. Ma ora siete stati modificati e svolgerete al meglio il vostro dovere. -
- Che significa? Modificati in che modo, e da chi? -
- La prima volta che abbiamo visitato la Terra, non ci sembrava vero di aver finalmente trovato un pianeta ricco di minerali preziosissimi per la nostra vita. Abbiamo disseminato il pianeta di centri di comando e manipolato la vostra evoluzione così da rendervi capaci di comprendere ed eseguire ordini sempre più complessi. Ma ora abbiamo bisogno di una razza più evoluta, in grado di comprendere ordini ancora più complessi e voi sarete i progenitori di una nuova specie. -
- E che ne sarà di tutti gli altri? - il professore abbassa gli occhi e serra le mascelle. - Destino crudele, il loro. Gli animali e le piante si riprenderanno ciò che gli è stato tolto e per i terrestri non ci sarà più nessun’alba, ma soltanto un ultimo tramonto. Voi due sarete i progenitori di una nuova specie. Segnerete l’inizio di una nuova era. Ma non su questo pianeta. -
- Che vuol dire? Dove andremo? - chiede Iris con crescente preoccupazione.
- Ci aspetta un lunghissimo viaggio, ma impiegheremo solo un attimo. -
- Dove stiamo andando? - La voce di Theo si affievolisce per l’effetto narcotizzante che si diffonde la mente.
Un luccichio fa brillare gli occhi dell’uomo, che sorride soddisfatto.
- Non abbiate paura, un nuovo mondo vi attende. -
Il professor Ghal spinge un pulsante e quella specie di rifugio inizia a tremare e poi lentamente a sollevarsi da terra. I due ragazzi sobbalzano confusi, i loro occhi si cercano, si tengono, si danno forza. Le loro menti si affollano di domande, ma il boato è troppo forte per parlare. Iris allunga una mano verso Theo che senza dire una parola gliela stringe. Prima di chiudere gli occhi e cadere in un sonno profondissimo, Iris vede l’uomo digitare qualcosa al computer e una scritta luminosa accompagna il suo viaggio: Pianeta Futura, stella Aldebaran, costellazione di Orione.