Samuel si svegliò infastidito dal suono del cellulare che rischiarava la stanza con la luce diffusa del dispaly. L’orologio sul comodino segnava le quattro e fuori era ancora buio. A chi veniva in mente di mandargli un messaggio a quell’ora di notte? Non mi bastano più i sogni che faccio su di te. Ho bisogno di rivederti. Giulia. Giulia chi? Si domandò Samuel ancora frastornato. Di certo non quell’antipatica della sua collega! E allora chi poteva essere? A meno che... Ma certo! Giulia Massi. Erano trascorsi quasi molti anni dall’ultima volta che l’aveva vista di sfuggita all’uscita del supermercato, e da allora non l’aveva più rivista né sentita. Forse si sarà cacciata in qualche guaio, chissà!
- Samuel... - si sentì chiamare nel buio e istintivamente si irrigidì. - Ma chi è? - chiese Michela con voce impastata dal sonno. Samuel e Michela si erano sposati due anni dopo e vivevano nella casa che lei aveva ereditato dai suoi genitori.
- È Giulia. - rispose, augurandosi che non avesse udito quel nome pronunciato a bassa voce.
- Giulia chi? - Insisté. Ma prima che potesse rispondere, Michela si era già riaddormentata. Samuel si augurò soltanto che l’indomani mattina non si sarebbe ricordata di quel messaggio. Non desiderava farle rivivere il triste episodio avvenuto molti anni prima: Giulia aveva sedici anni ed era perdutamente innamorata di Samuel, e sebbene sapesse che il suo sentimento non era corrisposto, organizzò per il suo compleanno una giornata da trascorrere con i suoi amici a Pacentro, nella casa di campagna dei suoi genitori. Perché Giulia era fatta così, si accontentava anche soltanto di vederlo o di rivolgergli una parola.
Il suo compleanno arrivò e si stavano divertendo moltissimo, ma distratti dall’euforia non si accorsero dei grossi nuvoloni neri che si avvicinavano minacciosi. L’aria era diventata pesante, carica di umidità e dopo pochi minuti un violento acquazzone li colse di sorpresa e i ragazzi furono costretti a rientrare in casa. Michela prese Samuel per mano e lo trascinò verso il capanno degli attrezzi. Il temporale cessò e Giulia uscì in giardino per cercare Michela. A pensarci bene aveva perso di vista anche Samuel. Pensò subito al capanno degli attrezzi, dopotutto era l’unico posto dove ripararsi. Fu allora che, spalancando la porta, li sorprese abbracciati mentre si baciavano. A Giulia si fermò il cuore.
- Sei una stronza! - le urlò in lacrime. Michela cercò di giustificarsi ma Giulia non sentiva ragione, la accusava di averla tradita e che non erano più amiche. Michela sapeva benissimo che Giulia era innamorata di Samuel e allora perché si era comportata in quel modo? Forse perché al mondo ci sono persone che nascono per rendere felici e altre per far soffrire. Bene, Michela apparteneva alla seconda categoria. Da quel giorno non volle sapere più niente né di lei né di Samuel.
Erano quasi le cinque del mattino e Samuel continuava a rigirarsi nel letto interrogandosi sul perché si fosse fatta viva proprio ora. Cercava di non fare rumore perché non voleva che ricominciasse a fargli il terzo grado. Già altre volte Michela si era mostrata gelosa per le sue ex, tuttavia Samuel, di ogni storia, le aveva raccontato solo i momenti più brutti tralasciando i ricordi piacevoli che invece custodiva gelosamente nel suo cuore. Del resto non poteva raccontarle del piacere che Beatrice provava nel fare l’amore con lui a ogni ora del giorno. Perché lei era fatta così, bastava un niente per accenderla di desiderio. Eppure quella relazione, benché ricca di passione non durò a lungo, forse Samuel perché avvertiva la necessità di vivere una storia che gli desse qualcosa di più oltre al sesso, qualcosa che lo coinvolgesse emotivamente. Fu quando conobbe Laura che pensò di aver trovato quello che stava cercando in una donna. Lei non era una ragazza “detective”, infatti sosteneva che il passato era “passato” e il futuro ancora da scrivere. Era il presente che a lei interessava vivere. Tuttavia, dopo quasi sei mesi si accorsero di non amarsi più. Fu così che si ritrovò solo. Un’altra volta. Per quasi un anno Samuel non si lasciò trascinare in nessun’altra storia sentimentale, finché non conobbe Michela, l’attuale moglie. Con lei fu davvero tutta un'altra cosa fin da subito forse perché scoprirono di avere dei caratteri compatibili. Michela infatti era premurosa e affettuosa, conosceva i suoi gusti e anticipava i suoi desideri. Insomma, sembrava davvero la ragazza perfetta per lui. E infatti, dopo soltanto qualche tempo si sposarono. Nonostante fosse ancora legato a lei da un sentimento vero e profondo, Samuel non ebbe il coraggio di parlarle del messaggio. Chissà se Giulia portava ancora gli occhiali e se vestiva sempre allo stesso modo di allora. Ricordava che era fidanzata con Carlo, con il quale sembrava aver ottenuto quella serenità che tanto aveva cercato e mai trovato. E poi Samuel era contento di sapere che Giulia fosse riuscita a dimenticarsi di lui; è vero che non la amava ma molti aspetti del suo carattere gli piacevano. Insomma, era una brava ragazza e gli dispiaceva vederla soffrire. Intanto era trascorsa un’altra ora e ormai non si sarebbe più riaddormentato, così, stanco di rigirarsi nel letto, Samuel si infilò le pantofole e andò in cucina. Sperava che una tazza di caffè gli suggerisse la cosa giusta da fare, rispondere al messaggio di Giulia oppure lasciar correre. Eppure si chiedeva come mai il solo fatto di pensare a lei gli procurasse quello strano effetto. Forse non voleva ammetterlo, ma anche lui aveva voglia di rivederla.
- Ti sei svegliato presto! - Esordì Michela sulla porta. Samuel trasalì.
Michela gli diede il buongiorno in quel modo, con gli occhi ancora semichiusi e non si accorse del telefonino che Samuel nascondeva nella mano. Forse aveva dimenticato di essere stata svegliata in piena notte, oppure faceva soltanto finta di non ricordare. Quel dubbio tormentava Samuel. E se lui cercava un segno che gli suggerisse cosa fare, ora lo aveva ricevuto. Senza pensarci troppo cancellò il messaggio e si lasciò il passato alle spalle. Ma internet fa sembrare tutti più vicini, così Giulia gli inviò una richiesta di amicizia su Facebook. Da quel momento iniziò fra loro una fitta corrispondenza fatta di ricordi, finché gli chiese di incontrarla.
Samuel parcheggiò la sua auto in una stradina alberata poco distante dal mare. Giulia arrivò dopo pochi minuti e parcheggiò la sua Golf. Indossava un elegante abito nero, dello stesso colore dei suoi capelli. Samuel non poté fare a meno di constatare quanto il tempo l’avesse resa seducente.
- Samuel! -
- Giulia, sei bellissima! - la salutò, andandole incontro con un gran sorriso. Non era molto cambiata dall’ultima volta che si erano visti. Si abbracciarono emozionati; Samuel con la tenerezza di un vecchio amico, lei con la dolcezza di una ragazza innamorata.
- Grazie. Pensavo non saresti venuto, invece sei proprio qui... - rivedere Giulia dopo tanto tempo, era una sensazione strana da spiegare, un tuffo al cuore che non si aspettava di provare. Si ritrovarono a parlare delle loro vite da sposati, così diverse e allo stesso tempo così simili.
Dopo essersi diplomata a pieni voti, Giulia iniziò un periodo di prova presso un noto studio legale di Pescara dimostrando fin da subito tutto il suo valore. Amava il suo lavoro che le garantiva anche una buona sicurezza economica. La sua era la vita che tante sue coetanee avrebbero voluto e invece dai suoi occhi trapelava un’espressione malinconica che tradiva la sua infelicità. Lei e Carlo si sposarono in una piccola chiesa di campagna, ma il tempo trascorso con il marito non bastò a guarirla dall’amore che provava per Samuel. Il loro matrimonio, infatti, iniziò a vacillare dopo solo alcuni mesi.
Intanto Samuel e Giulia raggiunsero la spiaggia, si tolsero le scarpe e camminarono sulla sabbia bagnata fino a raggiungere la chiglia di una barca sulla quale si sedettero, solleticati dal delicato fluttuare delle onde che lambivano i loro piedi. Trascorsero quasi un’ora a raccontarsi delle loro vite, finché non furono infastiditi dal vociare chiassoso di un gruppo di ragazzi che procedevano nella loro direzione disturbandoli, ma all’ultimo presero una direzione diversa. A Giulia vennero gli occhi lucidi dall’emozione di trovarsi sola con Samuel, dopo così tanto tempo.
- Sai, - disse - mi ero illusa che sposandomi ti avrei dimenticato, ma non è stato così. Forse perché ho capito che mi mancava un pezzo di vita che non ho mai vissuto. Pensa, ho ancora tutte le foto in cui ci sei tu e la cartolina del militare che mi hai spedito quando sei partito. Le ho riposte tutte in un album che conservo ancora. - Sembrava che la ragazzina di un tempo rivendicasse con forza quell’amore sfortunato. Ma il tempo era stato indulgente e voleva darle una seconda opportunità; sembrava essersi fermato, il tempo, in attesa che Samuel fosse stato pronto per amarla. Samuel non riusciva a distogliere lo sguardo dalle sue labbra rosse e tremule di desiderio. Giulia chiuse gli occhi nell’attesa di un suo gesto e, finalmente, dopo dieci lunghi anni, si scambiarono il loro primo bacio mentre nell’aria aleggiavano le note di “Io e te per altri giorni”, una canzone che avevano entrambi amato moltissimo. Mio Dio, com’erano morbide le sue labbra! Giulia gli prese la mano e lo condusse dietro un ammasso di scogli e, al riparo da occhi indiscreti, si sdraiò continuando a offrirsi ai baci e alle carezze di Samuel. In un attimo erano tornati due adolescenti isolati dal resto del mondo! Risalirono e camminarono mano nella mano fin sotto l’ombra della pineta che impregnava l’aria di resina. Dai fitti aghi filtravano sottili raggi di sole che creavano tante piccole stelle luminose.
- Ti ho ritrovato dopo tanto tempo e non ho alcuna intenzione di perderti un’altra volta. Non mi aspettavo tutto questo - gli sussurrò con la voce rotta dall’emozione - mi sarebbe bastato un abbraccio, ma tu mi hai spiazzato e travolto di emozioni. - Con quelle parole cariche di sentimento si lasciarono, ritornando entrambi alla vita di tutti i giorni con la promessa che si sarebbero rivisti l’indomani. Quella sera, rincasando, Samuel pensava a una scusa credibile per giustificare il ritardo.
- Cominciavo a preoccuparmi. Dove sei stato? -
- Ho incontrato un amico che non vedevo dai tempi del militare, riparte domani sera e mi ha invitato a pranzo e non potevo rifiutare. - disse dandole un bacio. - Ma prometto di chiamarti appena mi sarò liberato. - le aveva detto evitando i suoi occhi.
- Chi è il tuo amico? Lo conosco? - Di solito non si interessava alla vita sociale del marito, tranne in quel caso.
Samuel fu colto di sorpresa, ma tirò fuori dal passato un nome che si era quasi scordato.
- Andrea, Andrea Romano. No, non lo conosci, non te ne ho mai parlato. Siamo stati insieme al corso per sottufficiali in marina. -
- Che tipo è? -
- Molto timido e introverso, però in gamba con i libri. Mi aiutava a preparare gli esami. - Samuel pensava che per rendere credibile una bugia, bisognava aggiungere particolari verosimili. Per evitare altre domande della moglie, andò in camera e si tolse i vestiti lamentandosi della giornata di lavoro particolarmente faticosa. Aveva bisogno di una doccia, di una buona cena e di una bella dormita. Non riusciva a capacitarsi di come riuscisse a stare accanto alla moglie mentre con la mente si trovava da tutt’altra parte. Non faceva altro che pensare a Giulia.
- Mi sembri agitato, qualcosa non va? -
- No, niente. -
- Ma tu mi ami ancora? - gli domandò Michela di getto. Samuel avrebbe voluto dirle di Giulia, invece...
- Certo che ti amo. - Si stupì di quanto gli riuscisse bene mentire. Il mattino seguente Samuel consumò una colazione fugace e salutò la moglie.
- Già esci? Non era per pranzo l’appuntamento? -
- Sì, ma devo passare in ufficio per un lavoro, e non posso rischiare di fare tardi. Abbiamo così tante cose da raccontarci. Sai, mi ha detto che vive a Roma, che è sposato e ha due figli. Strano per uno come lui, quando eravamo al corso era uno scapestrato. Si vede che ha messo la testa a posto. Ora scusami, devo proprio andare. - Le diede un bacio sulla fronte e uscì. Appena arrivò a Pacentro, scese dall’auto e si guardò intorno. Non era cambiato nulla da quel giorno di molti anni prima.
- Che cos’hai detto a tua moglie? - gli domandò Giulia sull’uscio.
- Che un mio vecchio amico mi ha invitato a pranzo. -
- Dici che l’ha bevuta? -
- Certo. - rispose sicuro.
- Allora sai cosa devi fare. - lo esortò con una sorta di ghigno.
- Sei proprio certa di volerlo fare? -
Giulia gli rivolse un’occhiata tagliente. - Ne abbiamo già parlato mille volte, non ci avrai mica ripensato?! -
- Le parlerò questa sera stessa. -
Avevano studiato bene il loro piano ma si sa, a volte le cose prendono una piega inaspettata. Quella mattina fecero l’amore per la prima volta, e per Giulia fu una sensazione indimenticabile.
Stava per andarsene, ma lei lo fermò.
- Hai detto che pranzavi con un amico, sarà meglio che non torni a casa affamato. -
Fine prima parte