Tra le conifere e le nebbie dell’Ontario settentrionale, vicino alla cittadina canadese di Wawa, una lastra di pietra incisa è emersa dal terreno come un messaggio dimenticato. Scolpita in rune antiche, contiene il testo completo del Padre Nostro, la preghiera cristiana più conosciuta, tradotta in una forma arcaica di svedese e riportata in una variante dell’alfabeto runico creata nel XVII secolo. È la più lunga iscrizione runica mai rinvenuta nel continente americano. E l’unica al mondo a riportare per intero questa preghiera nella scrittura sacra delle antiche popolazioni germaniche.
La scoperta risale, in realtà, al 2018, quando una tempesta abbatté un grande albero a circa 10 chilometri da Wawa, lasciando intravedere una superficie rettangolare di pietra. Sotto la terra si nascondeva un’incisione sorprendente: 255 caratteri runici, una nave nordica con sedici figure umane a bordo e quattordici simboli a forma di X. Dopo anni di studio in silenzio, le analisi hanno rivelato l’origine: un testo inciso tra il 1800 e il 1850, molto probabilmente da un individuo svedese immigrato o impiegato presso la Hudson’s Bay Company, una delle più antiche compagnie commerciali del Canada, attiva nella regione fin dal XVII secolo.
Il team archeologico del Ontario Centre for Archaeological Research and Education (OCARE) ha sottoposto la scoperta all’attenzione del professor Henrik Williams, docente emerito di runologia presso l’Università di Uppsala, in Svezia. Williams ha riconosciuto immediatamente lo stile: non si tratta delle rune vichinghe più note, ma di una forma evoluta e cristianizzata, creata da Johannes Bureus nel 1611. Bureus, mistico e filosofo vicino al pensiero esoterico e alla riforma protestante, voleva fondere il sapere sacro nordico con la fede cristiana. Il suo alfabeto, chiamato Adalruna, era destinato non alla comunicazione quotidiana, ma alla trasmissione di idee spirituali profonde.
L'iscrizione rappresenta dunque una fusione culturale unica: spiritualità cristiana, simbologia nordica e identità migrante. Non si tratta di un semplice ornamento o di un esperimento artistico, ma di una vera preghiera, forse scolpita da un missionario o da un semplice lavoratore che, nella solitudine delle foreste canadesi, cercava conforto e connessione con la propria terra.
Il testo del Padre Nostro in runico (traslitterato)
Questa è la trascrizione del testo scolpito, in forma fonetica basata sullo svedese arcaico:
Fæder ure þu som ært i himlum,
si þin nama halig.
Cumu þin riki.
Si þin wylia sua i himlum swa oc a jorda.
Ga us hira dagha bröd hiara dagha.
Forgif us hira skulda swa swa we forgif wair þa þe scyulda us.
Leid us nikt i frestelse oc frî ly us fra yvilom.
Traduzione italiana
Padre nostro, che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome.
Venga il tuo regno.
Sia fatta la tua volontà, come in cielo così anche in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano.
E rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori.
E non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male.
Un mistero inciso nella foresta
Il fatto che la pietra fosse sepolta, nascosta sotto vari centimetri di terra, ha fatto pensare a un gesto deliberato: un tentativo di protezione, forse, o un luogo di culto intimo, conosciuto solo da pochi. Nessun altro oggetto è stato ritrovato nelle vicinanze. Non ci sono resti di insediamenti o tracce di comunità stabili. Ma negli archivi, il forte di Michipicoten, attivo fino al XIX secolo, è documentato come luogo d’incontro per lavoratori e commercianti scandinavi, soprattutto svedesi e norvegesi. La pietra potrebbe essere l’unica voce sopravvissuta di una piccola comunità dimenticata, o il testamento spirituale di un solo uomo.
La pietra di Wawa non è la prima iscrizione runica trovata in Nord America, ma tutte le altre – come la pietra di Kensington o quella di Spirit Pond – sono oggetto di controversie, falsi accertati o commemorazioni moderne. Nessuna, finora, può vantare la coerenza linguistica, la profondità spirituale e l’autenticità silenziosa di questa.
Il sito sarà presto protetto e reso visitabile: è in fase di approvazione un progetto per la costruzione di una struttura coperta e di pannelli informativi. L’apertura è prevista per la fine di questa estate.
Ma la vera ricchezza di questa scoperta non è solo archeologica. È simbolica. È la prova che la spiritualità, come la memoria, non conosce confini. Che anche il cuore più lontano, in una terra sconosciuta, può custodire il sacro. E che una preghiera può viaggiare secoli, nascondersi sotto una radice, e poi riemergere, integra, a parlare ancora.
Italo Nostromo – Incisione mistica
Nella selva che dimentica i nomi
un uomo scolpì il silenzio
come si scolpisce una domanda
a occhi chiusi
le rune non parlano
pregano
come rami che si piegano alla luce
senza averne mai vista l’origine
non ci fu altare
solo pietra, respiro, fede
e il lento lavoro delle mani
che portano la voce lontano
oltre la nebbia,
oltre i secoli
fino a noi.