Vatti a fidare delle amiche Terza parte - Zaffiro Magazine Giornale Online
Vatti a fidare delle amiche. Seconda parte -
Vatti a fidare delle amiche! Prima parte -
- Mi hai già parlato di Guido e di come ti ha aiutata a realizzare tutto questo. -
- Sì... Guido... - ripete con una smorfia. Marilù mi guarda in modo che mi fa rabbrividire.
- Non è stato Guido ad aiutarti? -
- No. - risponde freddamente.
- E allora chi? - Il suo volto si illumina.
- Qualcuno dal potere infinito. - dichiara a voce alta con un gesto ampio delle braccia. Mi sento come sollevata da un peso ora che ho finalmente scoperto dove sgattaiolava tutte le notti.
- E che bisogno avevi di uscire nel pieno della notte, circondandoti di tanto mistero? Potevi dirmelo subito che venivi qui a pregare Dio. - la rimprovero per avermi fatto preoccupare tanto.
- Pregare Dio?! - la sua risata agghiacciante riecheggia per tutta la chiesa. - E come potrebbe. Non è mica lui il padrone! -
- Non capisco... -
- Suvvia, sei una donna intelligente! Ignori forse che è il Diavolo a governare la Terra? È lui il vero padrone di tutto, e semmai avessimo bisogno di qualcosa è a lui che dovremmo rivolgere le nostre preghiere. -
- Ma che stai dicendo, Marilù! -
- Sai quante volte ho pregato Dio? Ma dov’era quando avevo bisogno di lui? Dov’era Dio quando per colpa di quel bastardo di Guido stavo perdendo tutto? Ero disperata ed è stato allora che invocai il Demonio. Ricordo benissimo quando ho detto che sarei stata disposta di vendergli l’anima se mi avesse aiutata a uscire da quella situazione. E lui l’ha fatto. Mi ha ascoltata. È incredibile, non immaginavo che potesse accadere davvero. Mi trovavo proprio vicino all’altare e avevo la Bibbia accanto, così salii sul leggio per leggere alcuni passi, ma quasi mi prese un colpo quando mi accorsi che le pagine erano piene zeppe di parole oscene. Fu allora che avvertii un forte odore di zolfo. Sì, zolfo. E poi apparve lui, Satana in persona, il Principe dei Demoni. - Marilù sembrava stregata. - Avresti dovuto vederlo! Era più bello e affascinante che mai. Mi sentii rinascere. Ora non so più cosa sia la stanchezza e in più ho la capacità di amare tutte le persone che voglio. Per non parlare dell’abilità che ho acquisito nel fare degli ottimi affari! Ma... -
- Ma? -
- A una condizione. -
- Quale condizione? -
- Ho firmato un contratto, una specie di patto di sangue che nemmeno la morte potrà sciogliere. Cerca di capirmi, ero confusa, spaventata, ma l’angoscia di non farcela è stata più forte e così mi arresi al suo volere. -
- Non avere paura, gioisci piuttosto - mi disse - perché presto avrai successo, ricchezza e l’amore che mi hai chiesto.
La sua storia mi mette i brividi e il mio sguardo torna al testo sacro, ma ora le sue pagine riportano un’unica frase dell’Apocalisse. “Tutto il mondo giace sotto il potere del maligno." In quel momento, Marilù afferra un bastone e lo punta verso di me con fare minaccioso.
- Lui ha promesso di farmi vivere per sempre, ma in cambio vuole nuove anime. -
- E così hai pensato ai clienti degli alberghi. Ora capisco perché scompaiono tutti in modo misterioso! Li hai uccisi tu. -
- E brava Clarissa. Hai scoperto tutto, proprio ora che le cose cominciavano ad andare finalmente bene. Ma poi qualcosa è andato storto... -
- Già, sono arrivata io. -
- Esatto. Dovevi limitarti a fare il tuo lavoro, invece sei hai iniziato a ficcare il naso nei miei affari. Non dovevi seguirmi quella sera. Mi dispiace soltanto che adesso a pagare sia tu. Capisci che non posso lasciarti andare, vero? -
Farfuglio confusamente qualcosa mentre cerco di indietreggiare, ma una forza misteriosa mi impedisce di muovermi. Marilù solleva il bastone e mi colpisce. Mi risveglio dentro una stanza angusta e gelida, seduta su una sedia di cemento con uno strano foro al centro. Ho le mani e piedi legati. Scopro con orrore una sfilza di cadaveri legati uno accanto all’altro. La puzza è insopportabile, e devo trattenermi dal vomitare. Un urlo esce dalla mia gola e soltanto allora vedo Marilù fare il suo ingresso.
- Cosa significa? Perché sono qui? - le chiedo piagnucolando.
- Non sai dove ti trovi? Ah, già, il cimitero delle monache è l’unica parte del castello dove non ti ho portata. Una volta, molto tempo fa, questo castello ospitava un convento di monache di clausura e quando una moriva sedevano il suo cadavere su una di queste sedie di pietra finché le loro carni non si consumassero. Hai notato il buco al centro della sedia? Serve a far “scolare” i liquidi corporali finché di loro non rimaneva nemmeno il ricordo. -
- Ma è disgustoso! - devo soffocare un altro conato di vomito.
- Mi spiace Marilù, ma non posso permettere di perdere tutto. Riesci a capirlo, vero? -
Il dolore alla testa è insopportabile. Devo farmi venire in mente qualcosa, o anche per me sarà la fine.
- Mi dispiace solo per noi... Peccato. - sospiro con uno strano sguardo negli occhi.
- Perché? -
- Come, non l’hai capito?! -
- Cosa non avrei capito? Tanto, per quel che serve ormai... -
- A volte sei proprio un’ingenua. Ma non capisci? - Marilù mi guarda perplessa.
- Non mi sono lasciata tutto alle spalle solo per un posto di lavoro. Sono innamorata di te, Lulù. - sussurro il suo nome e la guardo come la prima volta che mi aveva baciata.
- Dici davvero? - balbetta Marilù dolcemente.
- Sì, dico davvero! - Sembra credermi, forse perché un po’ è vero.
- Guarda che se mi stai prendendo in giro... - ora il suo tono è tornato severo.
- Non ti sto prendendo in giro. - tiro un sospiro di sollievo, schiudo leggermente la bocca guardandola dritta negli occhi. Marilù si avvicina, mi scosta una ciocca di capelli dal viso e mi bacia sulle labbra. Provo un fremito di piacere misto a terrore che mi attraversa tutto il corpo nel momento in cui sento il calore delle sue labbra sulle mie. Avevo desiderato quel bacio dal primo momento che l’avevo rivista, ma di certo non in questa circostanza.
- Oh, amore! Hai sentito anche tu? - mi chiede rapita dalle emozioni.
- Cosa? -
- Il brivido. Sapevo che eri tu la persona che stavo aspettando. Aveva proprio ragione il vecchio. -
- Il vecchio? Quale vecchio? -
- Non te l’ho detto? Qualche tempo fa incontro un vecchio che mi chiede se volevo conoscere il futuro. Non riuscivo a togliermelo di mezzo, così comprai il dolcetto. Mi chiese di esprimere un desiderio e di leggere il biglietto custodito all’interno. Be’, il messaggio contenuto nel biglietto mi avvertiva che sarebbe arrivata una donna a sconvolgere i miei piani. Non con queste esatte parole, ma il senso è lo stesso. Non immaginavo che quella donna fossi tu. -
- Ma io ti amo Marilù e se mi liberi te lo dimostrerò. - Lei mi sorride e finalmente ho la certezza di aver toccato il tasto giusto, ma quando penso di essere di nuovo libera all’improvviso la sua mano mi colpisce con violenza.
- Credevi davvero d’ingannarmi con questo stupido giochetto? - In quello schiaffo avverto tutta la sua rabbia. Il dolore è fortissimo, ma sento che non posso cedere. Non ora.
- No! Non volevo ingannarti, te lo giuro. Perché avrei accettato di trasferirmi a Ischia, secondo te? -
Lei mi guarda con sospetto. - Dimmelo tu. -
- Perché non ho mai avuto il coraggio di dirti che ti amavo, ma poi appena ti ho rivisto mi è stato tutto chiaro. - Marilù mi guarda strano, poi si avvicina minacciosa. Con un gesto delle mani che mi fa tremare, mi accarezza il viso poi scende. La mia paura aumenta in proporzione alla forza che impiega per stringermi la gola. Sento su di me il respiro caldo della morte, ma invece di uccidermi avverto il leggero tocco delle sue labbra calde sulle mie. Allenta la presa alla gola e finalmente riesco a respirare e a tossire, infine mi slega i polsi. Finalmente libera! Mi alzo indolenzita e mi accarezzo i polsi dolenti. Non riesco a trattenere le lacrime. A un tratto si riavvicina con le braccia tese e lo sguardo perso nel vuoto. Tremo dalla paura ma forse le ho fatto un po’ pena, perché mi cinge le braccia intorno alla vita e mi abbraccia stretta stretta.
- Perdonami Clarissa. - Incolla la sua bocca alla mia e le lingue si cercano in un bacio appassionato.
- Quanto ho atteso questo momento... - dice con voce suadente.
- Anch’io, non sai quanto! - urlo con tutta la voce che ho in gola, poi la afferro per i capelli e la scaravento contro il cemento grezzo facendola crollare a terra priva di sensi. Quando Marilù riprende conoscenza, si ritrova seduta al posto mio con mani e piedi legati e un rivolo di sangue che le cola su quel viso che soltanto un istante prima ho baciato. Mi guarda con innocente stupore. La mia reazione deve averla colta di sorpresa.
- Slegami immediatamente, brutta puttana! - urla.
- Mi spiace Marilù, ma anch’io ho incontrato il vecchio fuori dalla chiesa e ho comprato da lui un altro dolcetto della fortuna dal quale è uscito questo biglietto. - Lo spiego e glielo sistemo davanti agli occhi, così che lo possa leggere. Contiene soltanto due frasi: Non tutte le strade hanno una meta. Trova il cammino che conduce al tuo destino, ma stai attenta ai vicoli ciechi.
Lascio cadere il biglietto a terra e me ne vado, lasciandola al suo destino. Marilù sarebbe morta fra atroci sofferenze e poi sarebbe “scolata” insieme con tutti gli altri cadaveri e con Guido, l’unico uomo che aveva amato davvero. Le sue urla strazianti si affievoliscono a mano a mano che mi allontano da quel luogo maledetto. Me ne torno in camera, rimetto tutta la mia roba nel trolley e lascio l’albergo senza voltarmi indietro. Il vecchio faro di Forio sembra salutarmi per l’ultima volta con la sua luce intermittente. Sono sul pullman e presto tornerò a casa. Ora l’unica cosa che voglio è dimenticare al più presto tutta questa triste storia. Ma c’è ancora qualcosa che mi tortura l’anima, qualcosa che per la verità mi fa stare molto male: dovrei essere contenta per come sono andate le cose e invece provo un profondo senso di colpa nei suoi confronti. Improvvisamente mi sento girare la testa e una sensazione di malessere mi assale facendomi vacillare. Mi avvicino all’autista e gli chiedo di fermarsi. Fortunatamente a poche centinaia di metri incrociamo una stazione di servizio. Scendo e mi precipito verso il W.C. Ho ripetuti conati di vomito, e finalmente mi sento meglio. Mi sciacquo velocemente il viso e mi ricompongo alla meglio. Sto per uscire dalla stazione di servizio, ma noto un telefono alla mia destra. Ci penso un po’ su, poi alzo la cornetta e digito un numero. Forse non dovrei farlo, ma decido di avvertire la polizia badando a non rivelare la mia identità. Sono certa che arriveranno in tempo per salvarla. Appena riaggancio ho come l’impressione di essermi liberata di un peso enorme che mi schiacciava e m’impediva di respirare. Forse Marilù non merita il mio perdono, ma dovrei dimenticare che è stata la mia migliore amica e dimenticarlo non posso. Il giorno dopo, a Pescara c’è il sole. Esco presto e vado al canile comunale e dopo un’ora non sono più sola. A farmi compagnia questa volta non è un uomo e nemmeno una donna, ma un bellissimo bassotto dal pelo lucido e gli occhi curiosi. Lo prendo in braccio e lo bacio affettuosamente sulla testa, pensando che di certo lui non mi tradirà mai.
F I N E