C’era una volta tanti e tanti anni fa un uomo che viveva con la madre, in una piccola fattoria al limitare di un bosco di querce, nei pressi del magnifico borgo di Carpineto, abbarbicato ad una collinetta sulla cui cima svettava un meraviglioso castello.
In questa rocca dalle massicce mura scure e merlate, viveva una bellissima principessa che, aveva come passatempo la caccia. Ella amava tanto questo sport che, appena poteva ed era libera da impegni e cerimonie di corte, vi si dedicava trascurando tutto il resto!
La principessa era anche un appassionata di enigmi, sciarade, rebus ed indovinelli; ella, infatti, si divertiva a saperne il più possibile, oltreché a crearne dei nuovi per proporli alla corte durante le feste!
Il tempo al castello scorreva tranquillo e sereno come un limpido fiume di montagna, le giornate erano sempre felici e spensierate tra una battuta di caccia, un indovinello e tante tante feste! 
Ma un giorno, però, il re suo padre le chiese di sposarsi per dare un erede al reame. La principessa sorpresa da tali parole rimase in silenzio per poi rispondere: "Va bene, ma ad una condizione, mi sposerò con l’uomo che mi sottoporrà un rebus a cui non saprò dare la risposta e tutti gli altri partecipanti saranno decapitati! Ovviamente questa sorta di gara sarà aperta a tutti a prescindere dal loro ceto sociale!"
Così tanti e tanti messaggeri portarono la notizia di tale gara in ogni angolo del regno! 
Mentre al castello e fuori dalle sue mura non si parlava d’altro, l’uomo che viveva con la madre nella piccola fattoria ai margini del bosco e che si chiamava Giovannino, andò in città per vendere il grano al mugnaio in cambio della farina e qui seppe della singolare gara; dopo aver ripreso la farina, l’uomo si incamminò verso casa pensando: " Ci vorrà molto tempo prima che io giunga a casa, che mio madre impasti la pasta, che lo cuocia che…" in quell’attimo aprì il sacco e facendone volare il contenuto disse:" Vola fino a casa, fai presto così quando torno mia madre mi avrà preparato la pasta!". 
Fischiettando allegramente riprese il cammino, soddisfatto per quello che aveva fatto e saputo! 
Arrivato alla fattoria, Giovannino chiamato allegramente la madre, la quale gli chiese notizie della farina, l’uomo sorpreso e turbato raccontò alla donna la dinamica di come l’aveva affidata al vento!
Ella, estremamente irritata, inveì contro l’ingenuità del figlio e se ne andò via borbottando tra se e se: " Ma perché ho un figlio così sciocco??!!!"
La serata trascorse tra malumore della donna e le spiegazione assurde dell’uomo, concludendosi senza cena e una tensione enorme!
Il giorno dopo rasserenatasi l’atmosfera familiare, Giovannino raccontò alla madre ciò aveva sentito in città a proposito della gara di enigmistica, manifestando l’intenzione di parteciparvi. La madre presa dal panico per questo che aveva detto il figlio e resasi conto della sua intelligenza limitata di quest’ultimo, cercò di dissuaderlo, ma lui non volle sentire ragione dicendole che il giorno dopo sarebbe partito di buon ora!
Così la donna decisa ad impedire ad ogni costo questa “follia” che lo avrebbe portato alla morte, impastò una focaccia di pane azzimo, chiamata “pizza”, che avvelenò, affinché l’uomo mangiandola, sarebbe morto prima di giungere al castello.
Il giorno dopo la madre diede a Giovannino la “pizza” che la mise in una bisaccia, dopodiché partì, e, mentre camminava, gli si affiancò un cane che, scodinzolando e abbaiando festosamente, iniziò a seguirlo, egli lo accarezzò e gli diede il nome di “Pezza”. 
Cammina, cammina Giovannino ed il suo cane attraversarono il bosco, mentre una lepre dal manto rossiccio e dal muso bianco saltò fuori da un cespuglio, prontamente “Pezza” la catturò, portandola al padrone, che l’arrostì, usando dei fogli di giornale, mentre Giovannino finiva di cuocere la selvaggina, per ricompensa, diede al cane la “pizza” che la mangiò avidamente e…all’improvviso la notte si fece più fredda e un vento gelido sferzò la radura, un vento di morte…la morte del povero “Pezza”!
L’uomo prese il cane, lo seppellì e poi andò a dormire; il sole faceva capolino dietro una montagna e l’aria frizzantina dell’alba lo svegliò; rimessosi in cammino per arrivare al castello, si rese conto di non avere nessun indovinello da dire alla principessa. 
Così riflettendo, pensando ed elaborando, gli venne in mente il seguendo indovinello: "Pezza ha ucciso lepre, Pizza ha ucciso Pezza, e lepre è stato cotto con le parole!", l’uomo, infatti aveva tratto un quesito da ciò che gli era capitato e cioè il suo cane era stato ucciso dalla pizza avvelenata ma prima aveva catturato la lepre che era stata cotta con i giornali che notoriamente sono composte da parole scritte sui fogli! 
Arrivato in città, l’uomo rimase stupito della grandezza ed maestosità del castello che incuteva paura e rispetto in coloro che la guardavano, procedendo a passi lenti, con il naso all’insù e sguardo ammirato, attraversò il ponte levatoio, l’imponente portone e giunse all’ampio cortile che brulicava di persone dedite ai più disparati lavori come: mercanti, artigiani, fabbri, contadini, sarti, calzolai, tessitrici con i loro telai, lanieri e tanti altri…
L’uomo sempre più stupito e meravigliato procedeva lentamente fermandosi a guardare un falconiere mentre addomesticava il suo rapace che volteggiava sulla folla guardandola con i suoi occhietti predatori, mentre l’ombra delle sue ali si stendeva sull’assolato cortile; un venditore di mele intendo a sorvegliare il suo banchetto dalle mani agili dei monelli che gli si affollavano intorno per prenderne qualcuna; che strano mondo fatto di sapori, odori, colori, voci e suoni estranei all’uomo che rimaneva meravigliato da tutto ciò che vedeva, udiva o percepiva! 
Fermo in un angolo Giovannino guardava lo svolgersi della gara e il viavai concitato dei servi, paggi, messaggeri, araldi, soldati, nobili e qualche contadino. Intanto una bellissima falce di luna illuminava una porzione di cielo trapunto di stelle, uno squillo di tromba annunciò la fine di un ennesimo giorno di gara e l’imminente uscita della principessa, mentre si formavano due ali di folla plaudente, curiosa e festosa, che la nobile al suo passaggio salutava fino a confondersi con essa. Giovannino rimase colpito dalla sua bellezza e regalità, affrettandosi a seguire il corteo, ma…, la pesante porta del castello si chiuse alle spalle dell’uomo e di altri popolani che dimoravano fuori dalle sue mura! 
Una infinità di torce rischiaravano il castello, mentre dalle cucine una nuvoletta di fumo mescolata ad odori speziati, dolciastri o penetranti, invadevano l’aria circostante, come quella dolce musichetta che giungeva agli orecchi di Giovannino che si era sistemato appena fuori dalle mura; le nobildonne, con i loro risolini striduli, salivano le scale del castello, con gli abiti di velluti colorato, i diademi impreziositi da pietre luccicanti e pregiate, i monili così lucenti, sfavillanti e preziosi, che sembravano quasi assorbire la luce tremula delle torce per rinviarla ancora più luccicante e splendente delle stessa fonte che la produceva! 
Il suono delle voci grevi maschili faceva da contrappunto a quelle acute femminili, i loro stivali pesanti producevano un effetto acustico sgradevole quando strisciavano sul selciato delle castello, i loro capelli ornati con piume variopinte, i loro giustacuori e camiciotti, davano un impressione di tanti manichini qui convenuti per dare lustro alle feste del re; entrati in uno dei tanti saloni riservati ai nobili, questa folla variopinta e rumorosa, si sedeva intorno ad un lungo e pesante tavolo di legno grezzo, dove spiccava tanta cacciagione, cucinata modi diversi e fantasiosi da accorti e solerti cuochi, al centro del tavolo spiccava un vassoio d’oro massiccio stracolmo di frutta, mentre fiumi di il vino venivano versati in calici d’oro tempestati di pietre preziose, i quali richiamavano i motivi delle else degli stiletti portati sul fianco dai nobili. 
I musici li intrattenevano suonavano delle motivetti allegri ed accattivanti, mentre un giullare, cercava di far sorridere gli ospiti assolutamente distratti e quasi annoiati. Un giocoliere richiamava la loro attenzione con numeri bizzarri fatti anche con il fuoco, ma essi erano attratti dal racconto di un ennesima battaglia, dalla politiche del re nei confronti della plebe e dall’andamento della gara di enigmistica! 
Era ormai notte fonda quando le fiaccole vennero spente come si spensero gli ultimi clamori all’interno delle mura del castello. Un timido raggio di sole indugiò sul portone liscio e sfavillante della rocca, mentre lo stridore monotono del ponte levatoio annunciava l’inizio di un altro giorno di competizione. Un folto gruppo di giovani attraverso il ponte, seguito dalla figura trasandata di Giovannino che si era da poco alzato! 
Uno squillo di tromba precedette la voce deferente di un araldo che diceva: "Avanti il prossimo!!", Giovannino entrò nella sala seguito da commenti sarcastici e risolini beffardi, l’uomo avanzava lentamente tra due ali di folla, seduta ai bordi di un tappeto rosso soffice, dove le sue scarpe rotte e sporche sembravano quasi affondare, mentre sulle pareti decorati da arazzi colorati, teste di animali impagliati, armi, stemmi araldici e quadri, attraevano l’attenzione dell’uomo sempre più a disagio da questa situazione imbarazzante, che lo rendeva consapevole della sua posizione sociale e del suo abbigliamento non consono al luogo, i suoi capelli arruffati e sporchi, il suo camiciotto liso e maleodorante, i suoi pantaloni pieni di toppe e buchi lo facevano assomigliare più ad uno spaventapasseri che ad un contadino! 
Arrivato vicino alla principessa assisa su di un trono riccamente decorato da pietre preziose, Giovannino disse: "Principessa il mio indovinello è: “Pezza ha ucciso lepre, Pizza ha ucciso Pezza, e lepre è stato cotto con le parole!” che cosa è??"
Un silenzio assordante e raggelante cadde nella stanza e la donna imbarazzata non proferiva parola, all’improvviso il re tuonò con una voce irata " Figlia rispondi!!"…ma il silenzio si fece ancor più cupo ed un angoscia mortale attanagliò gli astanti che si rifiutavano di credere che quell’uomo li avrebbe, di lì a poco, governati come loro sovrano! 
La principessa non rispose ed il re con un tono di voce imperiosa disse: "Fuori tutti devo parlare da solo con mia figlia!!"
Una folla composta, silenziosa ed attonita lasciò la stanza, mentre si chiudevano le porte alle loro spalle; il re rivolata alla figlia le disse: "Non è necessario che tu lo sposi, poiché gli regaleremo tanto denaro ed oro da non poter rifiutare una tale offerta!!"
La donna con la morte nel cuore rispose: "Non possiamo, dal momento che ho dato la mia parola dobbiamo rispettarla!!!"
"Va bene, ma appena celebrate le nozze porrò te e il tuo sposo in una botte con dei chiodi conficcati in essa e vi farò rotolare lungo un pendio affinché si perda il ricordo dell’onta che mi sommergerà, in quanto non posso permettere a un vagabondo di governare il mio regno così faticosamente conquistato dai miei avi e così meravigliosamente amministrato da generazioni di nobili!! Non ne convieni anche tu??"
Ella piangendo abbracciò il padre che la strinse forte,…ma uno squillo di tromba annunciò l’arrivo di un principe di un regno confinante che avendo saputo della gara voleva parteciparvi, li distolse da questo momento drammaticamente profondo, …il re aprì le porte e fece rientrare la corte con tanto di principe straniero e Giovannino che, nel frattempo si era ripulito, era pronto ad ascoltare la decisione del re! 
Il sovrano parlò con voce ferma ed autoritaria chiedendo all’uomo se in cambio della mano della principessa sarebbe stato disposto ad accettare tanto oro e denari, quanto ne avrebbe potuto e voluto prendere; ma l’uomo disse: "Non potrei mai rinunciare alla principessa!!"
"Molto bene!", sentenziò il monarca, usando un tono neutro di voce, "Appena possibile vi sposerete!!".
Le nozze, infatti, furono celebrate di fretta e furia, con pochi invitati e senza nessuna cerimonia ufficiale; non appena fu termina, i due sposi furono condotti, da una piccola scorta di soldati, su un poggio, dove furono invitati ad entrare in una botte piena di chiodi. Appena entrati nella botte, l’uomo cercò di togliere i chiodi i quali, come per incanto…, caddero a terra, ma le guardie non ci fecero caso, in quanto distratti da questi momenti drammatici e concitati. Così la botte si schiantò con un sonoro rumore contro una roccia, la qualcosa fece credere al re e alla corte che i due sfortunati giovani erano passati a miglior vita! 
Invece, la principessa e Giovannino, come per magia erano sopravvissuti all’urto in quanto si era formata, all’interno della botte, una sorta di bolla d’aria che li aveva protetti!!
 Oramai annottava quando i due si fermarono in una radura sotto una magnifica quercia dalla enorme e frondosa chioma, si accomodarono ai suoi piedi, stanchi per l’estenuante giornata densa di avvenimenti, si addormentarono subito! 
Il cielo trapunto di stelle era rischiarato da una meravigliosa falce di luna che illuminava la volta celeste; Giovannino si alzò all’improvviso, come destato da una voce misteriosa che gli risuonava nella testa, ed iniziò a camminare e mentre lo faceva, vide di fronte a se un magnifico castello appollaiato su un cocuzzolo di una montagna innevata. 
Egli si inerpicò sulla scoscesa altura, salendo una serie infinita di scalini di cristallo che lo portarono di fronte ad un enorme portone, anche esso di cristallo come tutto il maniero, fatto di altissime guglie di porpora sulla cui cime sventolavano tanti vessilli colorati, il suo immenso giardino fatto di cristallo, il suo ampio cortile e le sue imponenti mura merlate che splendevano di una algida luce bianca! 
L’uomo entrò nel cortile dove vide una serie di entità diafane che indossavano un ampio mantello candido che terminava con un cappuccio che ricopriva il loro capo; uno di questi esseri gli si avvicinò chiedendo cosa stesse cercando, Giovannino disse che aveva seguito una voce misteriosa che lo aveva portato in quel luogo. L’incappucciato che pareva privo di viso, lo accompagnò presso una stanza dove troneggiava un ampio scranno trasparente, tempestato di pietre colorate, su di esso era assiso un uomo dal volto indecifrabile, a volte sembrava un ragazzo, a volte un giovane uomo, altre pareva un vecchio annoso piegato sotto il peso di tanti, tanti anni, forse secoli! 
Egli gli spiegò che loro erano una stirpe di stregoni molto potenti che erano stati banditi dal consorzio sociale perché alcuni di essi, avendo fatto un uso smodato dei loro poteri, avevano scatenato il caos attraverso guerre, carestie e disastri naturali attirando su di essi, le ire degli uomini che avevano iniziato a perseguitarli fino a costringerli a fuggire e a nascondersi; alcuni, però, si erano occultati mimetizzati tra uomini, rinunciando ai loro poteri come avevano fatto gli avi di Giovannino!
Il giovane, infatti, come abbiamo visto, non sapeva di avere tali poteri che si erano manifestati in una situazione di pericolo; dato che nessuno ne parlava in quanto si era persa la memoria di questa razza nella notte dei tempi! 
L’uomo sconvolto da ciò che aveva saputo, ebbe un mancamento…, i raggi del sole filtrava attraverso i rami dell’enorme quercia, e Giovannino chiamò la moglie perché era ora di proseguire verso l’ignoto per cercar fortuna, mentre camminavano l’uomo raccontò alla moglie, quello che secondo lui era stato un sogno, ma la donna gli contestò il fatto che lui era riuscito a togliere i chiodi dalla botte ed era riuscito a formare quella sorta di bolla d’aria che li aveva protetti semplicemente desiderandolo! 
La principessa disse, allora, a Giovannino che, secondo lei tutto ciò che desiderava sarebbe divenuto realtà e così suggerì al marito di desiderare un castello ed un regno simile a quello visto nel presunto sogno e l’uomo esaudì il desiderio della moglie! 
Un bellissimo maniero apparve, come d’incanto, davanti a loro e di fronte a quello che era stato il castello della principessa enigmista; questa rocca enorme era sospesa sulle meravigliose acque di un lago! 
Intanto, una fitta vegetazione si era impadronita di quello che una volta era lo splendido maniero della principessa enigmista, alcune delle torri erano cadute e una leggera nebbiolina stanziava al suo interno dandogli un aspetto spettrale; nelle stanze reali si aggirava un uomo curvo sotto il peso degli anni e del rimorso per aver sacrificato la figlia per il buon nome di un regno! 
Le campagne circostanti il castello erano incolte ed erano dominano da alberi, fiere selvagge e briganti. L’immenso giardino costruito come un labirinto era ridotto ad un cumulo di rami secchi e piante marcescenti, le meravigliose statue che un tempo la ornavano erano ricoperte da muschio e, molte di esse, erano prive di braccia, gambe oppure decapitate! 
Nessuno ricordava più di coloro che viveva in questo castello a parte pochi servi sciatti che si trascinavano lentamente lungo le vie del borgo e di ciò che rimaneva della rocca! 
Un bel giorno però, come per magia, la nebbia si diradò mostrando un magnifico castello di cristallo sospeso sulle acque di un lago, proprio accanto al castello del re, il quale lo guardò con stupore e curiosità, curiosità che aumentò quando gli parve di riconoscere in una meravigliosa dama, che scendeva le scale del castello di cristallo, sua figlia data per morta!
Tutti i giorni il monarca osservava incuriosito il maniero confinante per capire chi era quella donna e un giorno mandò un suo messaggero per invitare suoi nobili vicini ad una festa in loro onore, essi accettarono con molto piacere!
Arrivati al castello del re, Giovannino e sua moglie, furono accolti con molta riguardo, ma…non appena il re li riconobbe li abbracciò forte forte, chiedendo loro come erano sopravvissuti alla botte piena di chiodi e al conseguente urto contro la roccia; la donna, molto emozionata, gli raccontò tutte le loro disavventure e di come Giovannino aveva scoperto di avere poteri magici! 
Le feste durarono per diversi mesi, e tutti vissero felici, contenti nei due castelli che si riempirono di fanciulli allegri e gioiosi!
                
        
            Martedì, 28 Ottobre 2025 17:23        
        
                
        
    
    
    
    
        
    
    
    Il mago e la principessa enigmista In evidenza
Scritto da Nicoletta Camilla Travaglinidi Nicoletta Camilla Travaglini
Una delle fiabe della tradizione abruzzese che ha ispirato i Grimm, qui narrata con un linguaggio più moderno e consono ai nostri tempi!
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