Lunedì, 27 Ottobre 2025 14:58

Dopo 40 anni diminuisce la frequenza della memoria: il tramonto di MTV

Scritto da Carlo Di Stanislao

cds

Il futuro appartiene a chi crede nella bellezza dei propri sogni.” – Eleanor Roosevelt

Nel giorno in cui la storica emittente televisiva MTV annuncia la chiusura delle sue principali reti musicali internazionali — dopo oltre quarant’anni di attività — una sensazione di malinconia attraversa chi, almeno una volta, ha sognato davanti a uno schermo che trasmetteva musica, storie, ribellioni e mode. L’epoca della “televisione musicale 24 ore su 24” volge al termine, ma il suo tramonto illumina ancora i ricordi: il senso di comunità, la scoperta condivisa, l’idea che la musica potesse essere guardata, non solo ascoltata.

Sin dalla prima frase, la parola “memoria” si impone come chiave interpretativa. Perché ciò che si spegne non è solo un canale, ma una parte del nostro modo di ricordare. MTV è stata molto più che una rete televisiva: è stata un linguaggio, una finestra generazionale, una palestra di creatività e libertà. Ora, la sua chiusura simbolica ci obbliga a domandarci cosa resta di quell’energia e in quale forma continuerà a esistere.

L’epoca d’oro e la centralità culturale
Quando MTV nacque nel 1981, il mondo della musica cambiò per sempre. Fino a quel momento l’immaginario sonoro era affidato quasi esclusivamente alla radio o ai concerti dal vivo. Ma con l’arrivo del videoclip, la musica divenne immagine, stile, narrazione. Il celebre “Video Killed the Radio Star” dei Buggles non fu solo la prima canzone trasmessa: fu un manifesto. Da quel momento, la musica non si ascoltava soltanto — si guardava.

Gli anni Ottanta e Novanta furono il periodo aureo di MTV: icone come Madonna, Michael Jackson, Prince, Nirvana, Björk e i Pearl Jam costruirono la loro mitologia attraverso i video trasmessi dal canale. MTV era un laboratorio culturale, un osservatorio delle mode giovanili, ma anche una piattaforma che dava spazio a linguaggi alternativi, a estetiche sperimentali, a provocazioni visive che la televisione tradizionale non avrebbe mai osato ospitare.

In Italia, l’arrivo di MTV nel 1997 fu una piccola rivoluzione. Per i ragazzi cresciuti negli anni Duemila, MTV Italia fu sinonimo di appartenenza, di apertura al mondo, di prime scoperte musicali. Trasmissioni come TRL, Brand:New, MTV Unplugged o Rock TV segnarono epoche, volti e generazioni. Era la televisione dei sogni e delle identità in costruzione, un luogo dove la musica si mescolava alla vita.

La decisione e le ragioni del declino
Quarant’anni dopo, la notizia della chiusura dei principali canali musicali MTV arriva come un epilogo annunciato. Le motivazioni sono chiare: la musica non si consuma più nello stesso modo. YouTube, TikTok, Spotify e le piattaforme di streaming hanno frantumato il concetto stesso di “palinsesto”. Non c’è più un orario per vedere il proprio video preferito: tutto è immediato, personalizzato, on demand.

La stessa MTV, nel tentativo di restare al passo coi tempi, aveva già progressivamente abbandonato la sua identità musicale, puntando su reality show e format d’intrattenimento come The Real World, Jersey Shore o Teen Mom. Questi programmi portarono nuovi ascolti ma segnarono una svolta: la “Music Television” perdeva progressivamente il suo cuore musicale, trasformandosi in un contenitore di culture giovanili più ampio ma meno definito.

Ora, l’azienda madre Paramount Global ha confermato la chiusura entro fine 2025 di diversi canali tematici — MTV Music, MTV 80s, MTV 90s, Club MTV e MTV Live. Un gesto simbolico e pratico al tempo stesso: tagliare i costi e chiudere un’epoca che non parla più lo stesso linguaggio del presente.

Una generazione e un rito che tramonta
Per chi è cresciuto con MTV, la notizia ha il sapore di un addio personale. Per molti adolescenti degli anni Ottanta, Novanta e Duemila, MTV era una bussola identitaria. Rappresentava l’accesso al nuovo, al diverso, al globale. Guardare un videoclip significava entrare in un mondo di simboli, di stili, di aspirazioni. MTV insegnava anche a “vedere” la musica, a comprenderla come forma d’arte visiva, fatta di ritmo, montaggio, linguaggio corporeo e regia.

Chi ricorda l’attesa dei Top 10, la curiosità per il nuovo singolo di un artista amato o la scoperta casuale di un gruppo sconosciuto, sa che quel rito era anche un’esperienza collettiva. Si commentava a scuola, si imitavano i look, si registravano le canzoni su videocassetta. Era un mondo più lento, più analogico, ma anche più magico.

Il tramonto di MTV è anche il tramonto di un tempo condiviso. Oggi, la musica è diffusa ovunque ma spesso consumata in solitudine, in cuffia, dentro un algoritmo che sceglie per noi. È più accessibile ma anche più dispersiva. Quella centralità simbolica che MTV aveva saputo incarnare — un luogo dove “succedeva” qualcosa — sembra essersi dissolta nel mare digitale.

Commento: tra perdita e opportunità
Eppure, parlare di fine sarebbe riduttivo. Ogni trasformazione culturale porta con sé una nuova possibilità. Se MTV ha chiuso i suoi canali musicali, la sua eredità resta viva nei linguaggi contemporanei. YouTube, TikTok e le piattaforme di streaming non sono altro che eredi diretti di quella visione: musica come immagine, esperienza visiva, racconto in movimento.

La differenza è che oggi il potere è passato dal broadcaster al creatore. Non serve più un grande network per raggiungere il pubblico: basta uno smartphone, un’idea e una connessione. In questo senso, MTV ha vinto la sua battaglia culturale. Ha insegnato che la musica può essere visiva, immediata, condivisa. Ora quella lezione è diventata la norma.

Tuttavia, il passaggio non è indolore. La democratizzazione porta con sé la frammentazione: non esiste più un linguaggio comune, un luogo di incontro universale. Dove prima c’era una televisione che univa, ora ci sono milioni di schermi che isolano. È la dialettica del progresso: più libertà, meno coesione. Ma anche questo è il segno dei tempi.

In questa prospettiva, la chiusura di MTV è una tappa naturale della storia mediatica: finisce la televisione, resta la cultura. Come un fuoco che si spegne ma lascia brace, MTV continuerà a vivere nell’immaginario, nei video musicali che ancora oggi portano la sua impronta, nei festival, nei social, in ogni gesto che fonde musica e immagine.

Conclusione: un saluto nostalgico e un invito al nuovo rito
Dopo quarant’anni di rivoluzioni sonore e visive, MTV chiude un ciclo e ci consegna una lezione: ogni linguaggio ha il suo tempo, ma il desiderio di comunicare attraverso la musica è eterno. Quella “frequenza della memoria” non scomparirà: cambierà frequenza, cambierà canale, ma continuerà a vibrare.

È giusto provare nostalgia. MTV era giovinezza, scoperta, ribellione, estetica. Era la finestra su un mondo che sembrava più grande, più colorato, più possibile. Ma è anche giusto guardare avanti, perché il linguaggio della musica visiva è più vivo che mai, solo distribuito in milioni di micro-MTV personali.

Il futuro, come diceva Eleanor Roosevelt, appartiene a chi crede nella bellezza dei propri sogni. E forse la vera eredità di MTV è proprio questa: averci insegnato a sognare con la musica negli occhi, a credere che un’immagine possa cambiare un’epoca, e che ogni generazione, prima o poi, trovi il suo modo di dire: I want my MTV.