Decise di chiamarsi "Billie" in omaggio all'attrice Billie Dove. Il cognome d'arte quello di suo padre, trombettista, e nacque così Billie Holiday cantante jazz e blues, fra le più grandi di tutti i tempi. Il padre non si occupò mai di lei. Rimasta sola, la madre partì per New York, lasciando la piccola ai nonni e con la bisnonna, che era stata una schiava e aveva messo al mondo 16 figli, sottomessa sessualmente al padrone. Billie dovette affrontare una vita dura e piena di insidie, da sola, subendo discriminazione da bianchi e da neri per la sua pelle non abbastanza scura. Stuprata a undici anni, denunciò il colpevole e venne rinchiusa per due mesi in riformatorio per adescamento.
Ancora bambina, Billie raggiunse la madre a New York e cominciò a procurarsi da vivere prostituendosi dentro e fuori da un bordello clandestino di Harlem, la tenutaria del bordello in cambio le lasciava ascoltare i dischi di Bessie Smith e Louis Armstrong. Fu arrestata di nuovo e in libertà cercò lavoro in un locale notturno.
Non sapeva ballare, ma quando la sentirono cantare a quindici anni iniziò la carriera nei club di Harlem. Lei era "Lady", perché si rifiutava di ricevere le banconote delle mance dei clienti infilate nella camicetta. Quando fu notata da John Hammond, il 3 dicembre 1933 incise i suoi primi due dischi con l'orchestra di Goodman. Passarono inosservati.
Proseguì a cantare e lavorò con grandi nomi del jazz, diventò "Lady Day".
Erano gli anni trenta e anche essendo l’unica cantante nera a lavorare con i bianchi, lei doveva usare l'ingresso riservato e rimanere chiusa in camerino fino all'entrata in scena. Una volta sul palcoscenico, si trasformava in Lady Day; portando sempre gardenie bianche tra i capelli, il suo segno distintivo.
Sfidò le discriminazioni razziali con Strange Fruit. Lo strano frutto era il corpo di un nero ucciso dai bianchi e appeso a un albero. Poteva eseguirla solo se la direzione del club lo consentiva. Il direttore del FBN (Federal Bureau of Narcotics) la censurò; quando Holiday rifiutò di obbedire, l'agente la fece pedinare per coglierla nell'atto di acquistare stupefacenti, le costò 18 mesi di carcere. Un matrimonio tormentato e la morte della madre questo le riservarono gli anni ‘40, mentre girava un film con Louis Armstrong e la carriera proseguiva con grandi tournee.
In Italia nel 1958, al Teatro Smeraldo di Milano, il pubblico, non abituato al jazz, non gradì il concerto e Holiday non poté nemmeno cantare tutti i brani in scaletta e, dopo il quinto pezzo, fu fatta tornare in camerino. Il riscatto solo l’ultimo giorno: fu organizzato da appassionati e intenditori di jazz uno spettacolo, il pubblico le tributò una vera ovazione. All'inizio del 1959 la cantante scoprì di essere affetta da cirrosi epatica. Ricoverata e arrestata perché nella sua stanza avevano trovato della droga, fu piantonata per l'intera degenza su ordine del capo della narcotici, lo stesso che la censurò per la canzone Strange Fruit trenta anni prima, le rese vita difficile, impose di interrompere il trattamento di Holiday che prevedeva anche del metadone, proibì le visite, la fece rimuovere dalla lista dei pazienti critici e la fece ammanettare al letto, nonostante le proteste che stavano avvenendo all'esterno dell'ospedale. Da lì a poco morì. Tra le canzoni più famose del repertorio di Billie Holiday, vanno ricordate The Man I Love e Stormy Weather.